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Capitolo 1V. Della V ¿reg della Religione : be il gictarf da ena torre. Irá Sarúchez in Decal, d. 2. cap.34+ M1. € 2. 11 tentare Dio efpre(sa. mente é peccato molto grave, ne puo eíssre veniale per paruitá di mareria . Jl tentarlo in. rerpretatinamente , € ancor'e/so peecato mor- cale di fua nacura , benché puo lalciare d'cístra lo per tre capi; vano per ignoranza , che non fia craísá ; Palero, fe alcuno li metre(fse in qual- che ptricolo per fpeciale impulío di Dio , come vi fi poíe getrandol nel fuoco S. Apolionia ; e per terzo fe la mareria fofse leggiera , per que. fto capo puó anche alcuva volta efsere pecca- to veniale, come feja alcuna leggicra infermi- tá non Ki volefsero adoprare medicamenti , Ípe. rando vanamente, che Dio darcbbe la laluce, feoza dimaudarla , per modo di miracolo . Sic Leñus de inf?. l. 2, capa 45» dub, 14m. 4. in fina Sanchez [Ups Mo 5 «fin. 26. Ji Sacrilegio , che € vn'alera Ípecie d'Ir- religiofitá: Ef alicuins Sacri violatio. E puo e(se> re in tre modi; vno contra locum Sacrum , come il ferire , O Pammazzare in Chieía ¿Valero con» tra Perfonam Sacram , come aísalire , e mettere violencementele mani addoíso ad va Sacerdo- te, O peccarecon períona , che há voto di ca- flicá ; Pvicimo e contra rem Sacram ,come£ il riceuere ¡ndeguamente i Sacramenti, rubares Calici, ó altre cole Sacre . Dello fpergiuro , che e anche fpecie d'] crelje gioficá , tracreró nel fecondo Comandamento cap. 1. E della Simonia nel tra!.10.2.153.0 feq. nello fpiego delle PropofiZ» 45.-e 46, condannate da Inmocenzo XI. e illa 2. Part. della Pratica trat. 10.1. 141. “27. P. Padre m'acculo , che efsendo reftaco ferico da vn colpo riceuuro, chiamaivn'huo- mo , di cui diceuali, che aucua virin di rifana- re da fimigliaaci ferice, e con vna orazione, che mi vi diíse fopra + mirifano . C. Gliapplicó alcun'erba, O altro rimedio naturale, che pateíse auere viril di rilanarlo? * p. Padreno, colle femplici parole , che mi vi dilse, mi rilano . C. Sappia, che há peccato grauemente , € quelo € fpecie di fuperítizione, che li chiama vana oíseruanza , 5. Thomas 2. 2. J. 96. ar?. l. Perché , quantungue fia nella Chieía la grazia delle Curazioni 1. ad Corinth, 12. qhefte peró fono anueíse alle perfone , e non alle parole: ve- diamo , che qualíinuoglia períona , che dice le parole d' yn certo Salmo , cura con quefte: Adunque non € grazia di curazione , che anzi includono va patto virruale , € implicico co" Demonio . Suarez. de Relig, l. 2. de fuperftit. cap. 15.2. 25» Alira cola farebbe , fe applicafse qualche er. ba, ó alero rimedio , che porefse hauere virtú di rifanare ;allora , quaotunque vi meícolalse qualche diuota orazione , fenza peró certe va- ne , e precile circoftanze , non farebbe illecico. de: 43 Suarez ibin, 24. Sanchez in Decalog.Tom. 1. E 2. C4P. 40» 1, 39. Nanarco uclla Somma latin.capo 11.24um.36. 8 alcri mol. 23. P. Padre m'accuío , che in va'altra ocz cafione fui moríicato da vn cane arrabbiato; io chiamaivno ,che rifanana da Gmili morf- cacure , e queño animandomi , e co'l farmi lo. pra il legao della Croce , m'há guarico . C. Quefa perfona era vircuoía ,e dibuoni coftu mi ? P. Padre si, era perfona dabbene , e per tale cenuca da tucti. C. E certo e, che quantunque il volgo dica, che certi voi haano yircd, di riíanare, la mace- ria non lalcia d'eísere molto: foíp:eta.; perche Dio non fá miracoli fenza necefficá., ené anche iSanci li ficenano lempre , che voleuano ; € fimili períone fono tali, che in qualuoglia oc. cañone ,dicono di curare qualunque períona, non elsendo queRi pid Santi degli altri? Quello, che diconoi DD. súu quefto ponto, €, chef: la perfoña , che cura, € perfona pia, e dabbene,ne le fi vede praticare nella cura alcu< Da vana circoftanza , (i puo permecrera. Suare ibid, n. 25. Saochez Tom, 2, in Decalog..l. 2.c4P. 40.1. 39.1 pia accercaro pero e, giacche la Chicía ha fcongiuri , e preghicre per fomiglian- ti cafi, ricorrere a quella, 8 2' fuoi Miniftri, che quefto € licuro ; e fe il bifogao lo richiede. rá , Dio gli dará la faluce ; e fe non v'É, per- chel'há da cercare? Singolarmente quandoi mezainop fono i pid ficuri , e leciti, 29. P. Padre m'accuío, che wn'altra volta; elscsudo gran tempo, ch'ero ¡nfermo , né porca. do con quaoce medicine prende, leuarmi il male d'aúdofso y giudicai d'efser'affariuraco , € chiamai vna Perfona,ch'era ftimara farcucchita ra , e quella mi curó. C. Sapeua V.S. che quella farcucchiera aucua modi leciti , co'quali potefie guarirla? P. Padre uo , no” fapsuo . C. Sela fartucchiera ausuz modi lecici , 82 illeciti , per rilanare , ancorche V.S. fupponel- fe di cerco, che douelle rifanarla per modo illes cito, poteva feancamenrte addimandarle in ge. nerale , che la rifanafle 5 perche le addimanda. ua vna 22zione in d ffcrente , quale porena fare afoluramence con modo lecito ,ancorche per altro per fua malizia fi preualeffe de nezziproi. biti , Suarez nel luogo citato n, 9. Sanchez 1.7. de matrim. difp. 95.1. 11. Lellio: de 110 l. 2. cap. 44. dub. n. 35+concl, 1. 8 altri, Ma, quando fié ia dubbio, feabbia modi lecici , O M0, per rifanare, non. fi puó addiman- darle che rifani; e V.S. há fatro male d farlo; non fapendo , fe per mezzo lecico porena riía- narla'. Suarez vbi fup. cap. 8.1. 9. $» atque hinco Delrio 4. 6. difq. mag. cap. 2. feóto L.q+ 2. Párto penuli. 3o. C. V.S, le addimando il modo, co] quas AS 04M
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