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36 guale nel tempo della Pafqua; o Quarcíima noo há poruto confeísaríi , non € pit obbliga= to nellanno fufseguente , benche abbia copia di Confeísore ; anzi 1' aíseriícono S. Anton. Po Abit. Y. $. 3. Silucítro , verb. Encharifisa 3. 9.15. Tabiena, Megala, Valenza , 8 aleri, Che tacciutone il nome cita Diana p. 3. trat. 4. refol. 130.5 tucrayia la fentenza contraria e la vera . 3. P, Padre, 'aler'anao ausuo commeíso vn peccato d'incefto ; ne aucuo altra parence, fe mon vpa ,che ftauz nel luogo medemo , doue ftano o ; « perche il Confefsore non venifse ia cognizione di quella, tralafciai di confefsarmi, €, Poteua V. S, andarea confeísará in al. tro luogo ,doue non potcíse elsere conolciuca la perfona complice? P. Padre si. C. Opinione probabile , e comnuoe contra comune, €, che quando non íi puó confeísare il fuo peccato , Ole circoftanze necelsarie , fen- za che il Confeísore venga 'in cognizione del complice, fi poísa lafciare tal peccato,ó le fue circoftanzc: Piolegna Cajerano nella Som» verb. confío. Cano , Nauarro , Scalcri, che cira il Cafpente trat. 24. difp. 4. fcc. 17.M.153:5 e peró vero, che, quando fi puó ritrouare vn Confeísore , che non poísa venire á conofcere il complice, deue confeísarl ,' pez fodisfare al precetco della confeítione. Cafpenfe nel luogo citato . 1. 156. Choniach difp. 7. dub. 9. 1. 83. Lugo de Panit, difp. 16. fect. 7,1m.393.:< ben- ché V. S, non potrena auere alrro Confe/sore, doueua confefsaríi dal medemo degli altri pec- cati mortali, che aucua, e dimidiare la con- fellione, lsfciando la circoftanza dell'incefto: Cafpeníe ibitem: Siche V.S.in queñi due anni mon há fodisfatro al prececto della Confeñione aonuale, S há peccaro grauemence : la malizia poi di quefti due peccari; benche Ga contro la vireú della Religione , non fil pero facrilegio, perche non fuie violatio rei Sacra : adunque non du peccato di Sacrilegio + S' aceuía ancora di non hauer compito ia queÑñi due ami al pre- cetro della Comunione ; ¿il che e faro pecca. zo diftinto ,oppolto ancor eglialla virtú delia Religione ? 4. P. Padre, di turto m' acculo ¿e m'accufo ancora d'efsermi fcordaco nell'vltima Confef. fione due peccaci, C. Se ricordara di quefi auanti di comu. nicarái , o dopo? P. Padre d'vno me ne fono ricordato auan- ti, e dell'alero dopo. C. Ebbe tempo, auanti di comunicará di confefiará del peccato ricordazo 2 P. Padre , mi tenne in memoria mentre fen- tiuo la Meña , e benche aucóli tempo, pure per ellere nella Chiefa molta gente , non m'atrentai di ritornare dal Confeñore Efordio, 0 Principio C. Se Y. S, fe ne fofíe ricordara ando sia a' gradioi dell'Alcare per comunicará, porena comunicará , per cuitare la nota , e confeñaríe- ne poi dopó ; ma auendo auuto tempo auanti, € peccato mortale¿ il non confeñarli, e comu. nicarí in quefto modo , € peccato di facrilegio, videacur Leander a Sacramento part. 2. trat. >, difp.7.q+. 18.,021, L'alcro peccato , del quale fi ricordó dopo d' eferíi comunicato , reftana obbligato di con. felfíarlo in altra , occafione fecondo la comune de Teologi, quale infegna , che ipeccari ri. metí indirerramente, per ederfeli fcordati nel. la confeílione, deuoníi dipoi confefíare; e K raccoglie dal Tridentino Sef. 14, cap. $., € Can. 8.5 € peró vero, che di quelo peccato Ícordato non aueua obbligo di confeñlará fubi- to ;a0zi che poreua diferire , fino al tempo che il precerco l'obbligana alla coofeffione , come af'ermano Villalobos , Layman Filiucio , 8: al. tri citari, e leguici da Diana part, 3. trat. 4. ref 124.3 fi veda la Seconda Parte di queña Pracica trat. 17.19.70. ,Ú feq. 5. P. M'acculo Padre, che in vn giorno della Porriuncula non poté il Confeñore afiol. uermi; 8 io, fenza piú confefñarmi, mi co. municai . C. Giudicaua V. S., che le foffe lecito farlo? P. Nó Padre 5 conoíceuo benifimo , che commetteuo yn gran peccaco . C. Peníava dí commettere vn fol peccato, per comunicaríi in peccato mortale , ó dicom- metierne vo alero di pid, percomunicará fenza clferli confefíaca,né auer ricenuto l'afoluzione? P. Padre, non badauo piú che tanto , che peccauo comunicaandomi in queño Bato . C. Non fi commertono due peccati, ma fol vno di facrileggio , comunicandofi fenza pri- ma confeísari : Diana par. 3. trat. y. refol. 35.2 elo fieño fi deue intendere di chi fi comunica fenza elíere añoluto de fuoi peccari: ela ra. gione €; perche, quando vn precetto s'impone perragione d'vo' alzro, la trafgreísione di cucti due € va folo peccaco ; fed fic eft', chela con- feísione per comunicará, ( precetta , e coman. da per riípetro delia Relsa comunione; adunque il comunicará, fcoza confefiaríi, ó fenza cúcre afioluco, fará folo vn peccato: il contrario auuiene ía chi li confeísa male, e male (1 comu. nica , perche queño crafgredifce due precetti, che non fono ordinati!' vno per Valero , "no di confeísarii bene, e alero dico muvicará lenza peccaco , che cucri due fono de iure dinino; € cosi cominette due peccari di lacrilegio . 6. C. Mi dica V. S, há compito alla penis tenza impoftale nell'vlrima confefsione ? P. Padre, mi reítano da fare quattro di. giuni , che i! Confeísore m'impofe . C. Há potuco farli? P. Padresi, C. Er

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