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Propufizione XX 11. Condannata cuni per Verd ¿aleri per Dinfermica, SL aleri per la fatica, 22 aleri per alere caofe : la ragione e chiara ;¿ perché la propofzione: condaonata perlaua di quello , ch'efiendo cbbligaro Al. dir giuno , lo rraígrediva lenza difprezzo ; Sed Ge <£, che quefte opivioni non parlano diquelio, che e obbligato al digivao , ma di quelli, che fono (cuíari per aleri principijs Adunque que- fe opinjoni non fi condannano , 147. Da queña concluñione s'inferifconoi cañ feguenti, niuno de”quali Ki coodanaa. in quefta propofizione . 1. 'opinione , che con aleri giudica probabile Ballco verb. Zeinniwm 2.1 6. che i vecchi di fefandanni, quantun- que 6jao robuRi , non fono obbligari al digiu- no. 2. 'opinione, che añeriíce Leandro del Sacram, part. 3. T rat. 5. difp. 8. 9.19; Che dice, che le donne , per inuecchiare piú preto, che gli huowini, reftano libere dall'obbligo del di- giuno , arrivando d cinquant'anai ; il cheé piú probabile, fe hanno partorici Áigli. 3.V'opi- vione, che dice , che quello, che dubica , le ha compitii veneuo'anoi,.e face Je donuces diligenze non puó, vícire dal dubbio , non € obbligaro a digiunare, Diana p. 4. Trat. 3- srfol. 21: Vero €, che cosiivecchi, come¡ gionani, quancuoque l'erá li Ícufi dal diginoo, fono obbligaci 4 non mangiar carne i giorai proibiti, 4. la dortrina, che infegna , che gl'ia» ¡ermi, e conualeícenti non foao obbligacia Vigiunare , e quefto, quaneunque abbino coo» tracco per loro colpa l'infermicá : NE meno fo» ao obbligari quelli, che parifcono debollezz3 di omaco, che non pongo pigliare la quan- rica neceñaria d'alimento allore dererminats di mangiare; Leandro ¡bi q. 25: Ne tampoco fi ccadaona lopinione, che dice , che quello, che € difpenfaco perjofermicd di mangiar car- ve, nop e obbligaco alla forma del digiuno; Enriquez lib.7.cap. 13. 0. 12- NE 'opinione, che dice , che queilo ,che non puó dermire , fe non cena, non e obbligaro á digiunare ; Gio- vanni Sanchez nelle felet. defp. 54. 14M. 13» 148. S'inferiíce anche, nón elder condannate Yopinjoni,che Ícuíano i pellegrini, e vaghi dall' obbligo di digiunare giorai particolari , che fi digiunaoo per legge Ípeciale ne Territori), per doue pañano, come puo vederís uelle mies Confer. trat» 3» confer. Se $» 2, MMM. 10. € 14» Ne fi condanna il dire, che i poucri, she bon hanno alimento baltante, per far «n paño ra- gioneñole, non fono obbligari a digiunare: Azorio parte t. lib. 7.cap, 47» q» 7. NE meno fi condanna l'opinione, Che dice , che la mou- glic non pecca, tralafcizado il digiune per ti- mor della Íua poca falute , O deformitá , Ó pau- ra graue di fuo Marito, che non le permette digiunare ; vé il Marico, che digiunaodo sim- poíibilica a poter pagare il debico coniugale: Bonacina Tom. 3. di/p. visi, de praceptis Ecclef. 493 queft. 1. punél, vlei, num. 14: Nél'opinione , che dice , che quello, che non digiuna, fimaudo d'aner cauía bañanre, che le leaf, queacun- que in realtd la cauía aca Ga- fufficienee , non pecca operaudo con buona fede; Banacias ibid. uums. 20. Sá verb. Lejunium - num. 14 : NE l'opinione, che infegaa , che quello, ches Íeate gran difficolta in digiunare, procedeote non da vizio digola, ma dall'auer croppo calor nacurale, che cavía gran voracicá , non e obs bligaco al digiuno : Leandro del Sacrams part, 3» Trat.5, difp. 3. quel. 140» 149. Cosjanche s'inferifce dal derto , che mon íi condamna il dire , che quello, che il gio- nedi dubica, (e fia gia mezza nocre, e faccele douute diligenge non puó vícire dal dubbio, pola mangiar carne ; al coucrario, fe fofleil Sabato, e fi dubicalle , le fofíe mezza notte del. la Domenica , non ú potrebbe mangiar carae, perche nel primo calo poíllede la libertá ¿ e nel lecondo il precerco + Balleo Verb, Ieiunium de num. 15. Ne coodanna l'opiojoae, che dice, che quello, che per Ícordanza , Y innauuercen» z3 mangió due: volce ia quaucird il gierno di digiuno , non € pid obbligaco a digiuaare quel giorno . Bonacioa vbi fupra que». 1. punét. 3. n4m.8. Ne Vopinione, che dice , che quello, chela marcioa mangió in quancicd, Ga con maljzia , O ingunerteoza , non e pin obbligaco a digiunare quel giorno: Leandro vbi fupra, queft. 145» e 146. Quantunque quello , che mangió con malizia, peccó graucmente , $ guella , che lo fece con inauuertenza incolpabi- le , non pecco ; Ma , benché giudichi , che ques fta opivione , che in queño caío (cuía dal dis _giuno ,noa fia condangara ¿nen viaffenco pt< ro ma gíudico, che fi debba digiunare, ía caío che la collazione folle «ale , che polla paí- fare per pranío ; Ne meno (i condanaano altre dotiriac , che añerij nel mio Dialog. part.1. T rato 3» Cap. 3, mum. 22, 0 feg. pag. 66. Propolizione XXIV. Condannata » La polluzione , Sodamia , e beftialica , fono pescati d'una medema fpecie infimaz.e per quefto ba- fia dire nella confeffione » che procuro la pola luzione « ni peccari ñ diftinguono in fpecie Íu+ fima, 8 aleri ia numero : la diftia. ¿lone (pecifica de' peccaci (i piglia dalla diuer- fica degli oggerel, e delle vircú , alle quali s'op» pongona ,0 dalla diuería difionaoza alla ra- gione: la numerica dalla difiiozione degli acti, 8: ogserti; come difulamence (piegal nelle mie Conferenze , Parta 1. Trab. 2 fer» 6. Confera 1. $. 1. per sormma , e Confor. 2. $, Ha num. 1. Í fequeno Soppongo per fecondo , che ¡ peccaci, O circo. faoze, 150% S Vppoogo primieramente , che alcu.
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