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Propofizione XV 11. Condannatá.» nincendolo di "fallo , bugiardo , e maldieente: ¡Adunque l'ammazzare in queño cafo v0n [ari col moderame della enrela incolpara , Vero €, che , quantunque noa Ga decico 2mmazzare quello , che de facto pubblica cali delicel ¿ queto calo peró non é jl condannato nella propo6- zione 17. perchée queíta lolo paria del Calua- niatore , che minaccia, O e determinaro d'ia- famare ¿e quef'alera opinione non parla Íolo di quello , che minaccia , 6 e rifoluto d'infa- mare , ma di quello , che de fadfo infama , che e cola moico divería , 115. Dico per terzo , che quefta condanna.- zicnemon parla del Chierico ordinaco folo di prima Tonfura , che con ha Y'abito Clericale, e Corona , e per ordine del Veígono ,0 fuo Vi- cario non £ depurato al feruizio di qualche Chieía ,ne € ja Seminario , O Vniueríica ,co- me in via per gli Ordini Maggioris La ragione é, perche il Toníurato, che non ha quefte condizioni , non gode del priuilegio del Foro, come confía dal Concilio Se/f/. 22. 1ap. 6. Bar- > boía ¡ibi mum. 21. Adunque , fe nel favorenoles pel che fi puo dar'efteoGone, non viene con some di Chierico quello, che non ha quefte condizioni , molto meno s'eftenderá nell'odio- lo ,qual'é la condannazione di queíta propoú zione . Ma, quantunque quefto fía cosi, oca per quefto gli fará leciro ammazzare il Calna- niatore , che minaccia , O e decerminaco d'infa merlo, né quello, che de fatfo Pinfama ; poi- ché puó per alera via riparare al danno , e di- feía del uo buon nome; com: s'é derto aclia gonciufone antecedente » Da doue g'inferifce , che, quanrunque que- fia condannazione non parli co' S:colari, ma co' Religiofi , e Chierici, come e chisro ¿ peró ció non oÑanre non fará lecico al Secolare Yammazaare il Calunoiatore , che minsccia , d e dererminaro di pubblicare qualche jofamia, ne quello , che de faZo la pubb::ca ; poiché, co- me s'e derro auanri, puo riparare per alcra vía all indennicd della fua fama . Veda quello, che concernente dá quefo s'é detto nella 1. par- te di queda Prat.T raf, 10.04. 121,0 04M. 132. paz 239. 116, Digo per quarco, che, guanrynque fia peccaco morcale l'ammazzare il Calunnia- tore che minaccia, 0 € determinaco di pub- blicare alcuni delicsi grauj, o rinfacciarli al Re. ligioío , 6 Chierico , y dirglicli ia prefenza di períone molto grani; porrebbe pero alcano p<r sore dire, che io quetto Decreco d'Alefandro íolo fi condanpa queíña propofizione , come peceaco veniale ; perche la propofizione Con» danpara diceua , che quetto era lecico » Licitum et: Sed ficeft, che quello , che afierma , che € peccato venjale , DON dice, che € lecico e Adua- gue pare che porrebbe auer luogo ezl'intenpre- tazione di quela prope Gzione il dice , che ja E A A 487 vircú d'eda folo aria peccato veniale 'ammatrz? zare il Caluoniztore mel cafo derco. Ció non oftance, ba da dirá il contrario, che anche ia virtú deila condannazione e peccato morrale Pammazzare il Calunniacore ia quello caos perche le propoGzioni fi condaanano fecondo la maceria , che conteagono , come diíll sella 1. part.di queña Prat, Trat. 11. fub nuno. 4. nella terza e quarta impreffione farea ¡In Burgos € Saragoza, 8 ia quelle di Barcelona , e Porto. gallo ; dr inquak. impreffon. Trat. 10. Pag.21£» num. 7. Aduoque elcado l'ammazzare macioisa graue, deus dir, che fi condaana come raleil saío di guetta propofizione 17. Propoñzione X Vi]. Condaonata , E' lecito ammazzare il falfo accufatore , e fal teft:momij , Í anco il Giudice , dal quale 4 certamente ¡uyminente la fentenza ingiufla , fe per alora via von pud Pinnocente sunare que» flo danuo » 117 Vppoago, che e cofa cerca non effer lecito ammazzare P'accuíator fallo, eclhimonij falái , ne il Giudice , dal guale li ceme cereamence la fencenza iogiuta, quando vé alero mezzo, fenza ammazzare, per riparare a'damni, che fi temono; perche, le vi folle alero mezzo per la diffcía , fi manc- herebbe in quefta morce al moderame dell'in- colpaca cucela . Sappoogo per fecondo , ches guando non Ál teme cercamente , che il Giudice ha da dare fentenza iniqua , ma che folo wé "folpereo, d timor probabile, 6 imaginario, che condanerd ingíuftamente, rampoco Íard lecico l'ammazare; perche la vica d'vo'huomo li flima molto ,e non ha da coglierí de fa¿to per congeceurare, folpeccare, d 3uer probabilicd, che dará vaa fentenza jaiqua, Vá La meggior dificolea e, quando certamen. te ficene vo'ingiu'ta feacenza, cdendo ptect. dura vna falía accuía, edcepobzioni bugiarde, enon aucado alero mezzo per diff:aderÑi , che ammazzarel'acculacore , ceftimonij, € Giudi. cesfe lará lecico il farlo? La ragione di dabi. rare €, perche e lecico ammazzare quello , che mi coglic la roba, fama ,0 vita, quaado non ho aliro refugio , od mezzo perla mia difeía, che Pammazzace + Adunque fpeculariuamente parlando , pare , che Íará lecico ammazzare l'Accuíacore falío. , i falG esttimonij e Giudice, da cui (í teme cercamente la fcatenza ¡ogíalta, non auendo alero mezzo , O via per la di- feía . 118. Ció non ofante dica primieramente, che e cola cerca , edoggi iodubicabile , che aon é lecico l'ammazzare il fallo Accuíacore, falí Teltimonij, ne il Giedice, dal quale A ceme cerramenie la fenrcoza ¡ngiufta, quaotunque Lou

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