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Caprtolo TIT. De* C. Viera fperanza, che il Bambino potege ticeuere il Bacrelimo 2 perche , efendoui pro- babile Íperanza , che il Bambino potelle vícire alla luce viuo , ericeuere il Batteffimo , fe non sapplicanano tali rimedij, quantunque abia da leguize dal non epplicarli la morte della Ma- dre, pon Ceuono applicars poiche s'ha da fimar piú la vica fpirituale del Bambino, che la corporale della Madre : Ictá Petrus de Nas varra lib, 2. de refit. cap. 3.num. 134. Quan- tunque Tomaío Sanchez lib. 9. de matrim. difpo 30. num. 15. fenra ,che e moralmente impoflií bile, ch'efíendo la Madre inferma , con infer- mirá mortale pofa naícere il Bambino con vi- ta : poiche viziari gli emori della Madre, de guali il Bambino s'alimenta , € quel miracolo, dice , che il Feto non perifca . Peró l'anno paí. fato del 87. mi confta efler naro vino vn Bam- bino , él suer ricenuto il Batteimo eflendo fug Madre inferma di grauc ¡ofermicd, e ranto pe- ricoloía , che in mezz'ora fe ne mori. P. Padre,poca, ó nivaa fperanza porena anerfi, che il Foco doucíie naícere con vita , C. Irimedij, che V.S. applicó , tendenan viú alla falure della Madre, che all'efpulñone del Pero? perche, fe erano vgualmente buoni per l'vno . e Palera , fentono Rodriguez , ee a!- tri , che riferiíce Trollench in Decalog. Tom. 2: lib. 5. cap. 1. dub. z. num. 5. che non e lecico ap- plicare quefti rimedij: quantunque Villalobos Tom. 3. Traf. 12. diffic. 13. fub num. 2. 6. E dis ce, tenga il cootrario, fondato ntila rágione yitcrica di Sanchez, che morca la Madre rare volte, € per miracolo naícecd viva la creas tura. P. I rimecdi , che lo applicai, piú forzaLs auevano, e maggior, e principal vir per fanare la Madre, benché guenvano anche cual. che forza per dar morte alla crearura., C. Suppofio quelto , fú lecito applicare i ri- medij, che dirercamente s'ordinausno alla [2. Jnte della Madre, quaocunque jodirettamente ne leguife Paborro : Trullench fupra num. 4. € apglunge con Cordona Sanchez ibid. num. 15. che in quefto caío, nel quale e lecico alla Ma- dre pigliar quefti rimedij, con folo puo il Me- dico applicarli, a.2 che quaiche volta e obbli- gato a tarlo ¿ poiche puó foccerrere la vita del. la Madre , e wesi poca fperarza , che, moren- do efa, pofa vinere la crearura . Né contra di gucíto ofta il Decreto d'Iono- cenzo Xt. mella Propofiz. 34. perche in efa folo condanna Sua Santicd ii dire, che era lecito alla Donna procurare l'aborto per timor dell iofamia , O morte , che poteffero darle i juoi parenti , ó altri; ma il noftro cafo € mol- to diferente, poiche parliamo della motte, che ab intrinfeco puó auuenire alla Madre , il di cui rimedio (i tenta per mezzo de* medicamenti ne- ceñarij, quantunque quefti per accidens pofiino Medici. 451 efñer cauía dell'aborto + 11 che non fi condannt in queña propofize 34. come difli nella 1. part, della Prat, Trat. 10.1. 130. Pig. 130. 21. P. Auche nYaccuío Padre. che ad vn'al- tro infermo applicai alcuni medicamenti, che ¿ucuano ¡eflufio per efpellere la maceria ordi- hara alla generazione. C. Quefti medicamenti s'ordinansno ex fe direrramente allPefpulione di queña mareria? perche, fe diretramente infuifero in quefo, larebbe procurare Peffafione del femes E que» fto mai elecito, quantunque a necefario alla falute , O confernazione della vica , tome dice la comune ds” DD. e fi puó vedere ia Tomalo Sanchez lib. 9, de matrim. difp. 17. num. 15.€ num. 16, P. Padre ,imedicamenti non mirauano di- rettamente all'e(pulione della materia peneras tina , ma ad efpellere aleri vmori, quantunque dalla commozione di queñi potefie feguirnes Peffilfione del'alero . C. Vera pericolo , che il paziente acconfeno tifle nelia delectazione, che poreua feguire all" tffobione diquetla materia? Perché , ficome al paziente non elecico pigliar medicamenti, ne elercitare quelle cole , adbuc licitas , dalle quali preuede , che ha da feguirne la polluzione, ela lendoui pericolo , che acconfenta nella fua di. lertazione , come dice Sanchez fupra difp. 45. num. 6.cosi né meno (ard lecito al Medico Ora diaare medicamenti, da" quali abbia da fta guire '.fiofione del eme, fe nel paziente rico- noíce pericolo di confenfo nella delertazione venerca , P. Padre , io non riconobbi tal pericolo nel paziente ,auzi aucuo molto fondaniento, di peníare 3l contrario , per efler períona dinoca, di buona cofcienza , e timorara di Dio , C. Ceflando queño pericolo, € lrcito al Mts dico applicar quelle medicine, che diretramena te fon'ordinate alla falure dell'infermo , quen. tunque (i prevegga , che da quefto feguirá pre. terinrentionem l'cffufione della marería ordi- nara alla gencrazione: Tomalo Sanchez ibid, y. 9. Giovauui Sanchez in SeleÉt. difp. 21. numa 33. quando la ma:ería geveracina e inferca ,e corrotra , € puo temer giuftamente , che ina ferri il corpo , € lecico al Medico ordivar medi. camento y Che miri all'efpulñone di queñto vmor viziaró, quantunque accidencalmente ne fiegua l'effufione del feme non corrotto ; jlche tiene per probabile Trullench Tom. 2. in Decalog. lib, 6. cap. vnic. dub. 8. $. 1.n4ms 14. La ragione e, perche non C illecico arcendere a qualche opera lecita:-v.g. ad vdir confeffioni, quantunque ns cgua effafione di feme non procuraca , ne con pericolo d'¿cconteatire nella delercaziones Aduaque eflendo lecito arcendere alla falure del corpo eípcilendo gli vmori viziaci, non lara piccaro ordinare , ne riceuere beuande ,0 me- ; Ll 2 dica.

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