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Hiere. cap. 37. ved. 8. 1ucerl. ibi. D Lavren. Juf. lib. de softic.Bz reg. Prel.c.s. “. ad Tim. C.5.V. 12, Corn. ibi, a. Reg.c.12. Me Ye e 6, Elias Cret. OLAat. I, D. Hieron. ad cap. 44. Ezechuel. y. do. Celareo . Herrera. 1. Timot, €. 6. Y, 10, 20 Lamento contra 'Ommi/fione ; ne ,che alpstta chiunque € cauía, che fi perdano Panires Duplici contritione contere eos , dice il noftro Profera ; 8 aggiunge la Gloía Interlineale: Duplici contricione, ide, gladio , Y fame , animi , 7 corporis . Equali laranno quefti, a” quali S'inuia queño du- plicato cattigo ? 1l Coufefíore , dice S. Lorenzo Giuftroiano , che € caoía , che l'anima fi perda : Duplici contritione atteritur Paftor , duplicifque iudicij efficitur reus: fu vid elicer, € ouium perditione , prafertim earum , que cx ipjius conuincuntur peri /fe incuría + Sará il fun caítigo duplicato , perche g!i lará addofaco il reato di due caofe, della perdizio. ne dell'anima , che per fua tralcuragine fi perdé , e del peccaro della repreofibile fua ftefía ommilllone , perche ad vn medemo tempo fú cacía del danno dell'anima al fuo prolfimo, e ( fece reo, e complice dell'alerni peccato . come gravemente pondera Perudizione del gran Cornelio fopra quelle parole dell'Apofolo: Neque communicanea ritis peccatis alienis ; done dice quefto dotriffimo Efpofitore: ConfefJari enn , qui pec casoribus , v. 9. concubinarijs , vfurariús y fimoniacis , confitentrbus non fat:s contrités , aut non babentibus propofitum eficax emendandi fe, aut nolentibus rejtituere per fimoniam , Ufuram, € alia iniufté acquifita , eos abfoluunt ; omnibus gorum peccatis communicant , eaque in fe tranfcribunt , omniumque rei fiunt , ac pro eis Deo penas dabunt. La pena medema , che il penicente merica , fi rinfonde nel Confeflore , che non P'aíura co'l rimedio opportuno, ne lo cava da' peccari; e di quefti peccati non riparati, e dell” ommiñione , e commil. fione , che furono caufa , che non li ripararono fi douerá rendere rigoroía ragions, e fe n'efigera frertifliimo conto dál Confeffore, a cui Gi dará anche il cañigo mericato, E' anche pid da ponderarfi in quefto caío la fentenza , che fulminó il Re Dauidde nel. la parabola , che gli propole Natan Profeta di quella pecora ma!a nente rubaca : Viua Dio, dife Dauidde € degno di morte, chi quelto há fatto: comando ,e decreto, che paghi quarrro volte canto: Viuic Dominus , quia filuus mortis el vtr , qui fecit boc : ouem redder in quadruplum ; quelta pecora e Panima , chi ne perde vna , merica pagarla qua» druplicara ; e quello , che ne perde molte, dice Elia Crecenfe, che caftigo merjserá? cui tandem fupplicio obnoxius eft , qui multis fortaffe animabus ob culpam fuama , 7 feguitians exitij canfam prebuit: non pare, fitroui caftigo adequaro alla brucrifli na colpa, qua: e l'effere caoía della perdizione d' vna, O piú anime, che tanto trauaglio coltaroao al Nottro Redentore . E' cerco, che Dio dimanderá Aretciffimo conro , non folo de” piC= cati di commillione, ma anche d'ommiffione, e che in queña (pecie di colpa faran- no auanti de' faoiocchi diuini di gran peío le negligenze ia acreadere alía fpiricuale faluce de prollimi come fentenziofamente ci lafció i»fegnato il gran Padre della Chie- la S. Geronimo . Neque enim (dife il Dottor malimo ) folum pro noftris delifFis redde- mus rationem . fed pro cmnium y quorum abutemur donjs, (7 nequaquam fumus deeorum fi lute foliciti; notabili fono ,e che merirano rifleffione quelte vlcime parole : nequaquam fumus de corum falate folicitiz Medicinli con qualche pofatezza , mentre paño a con. fermare la dorcrina coll elempio feguence , che riferifcono Cefareo , 8 il Padre A fon. lo di Herrera . . 22 Fú,dicono,vn'huomo víararo, che 2u2ro pole ogni fuo (tudio non in ame mañare cefori per anima fua , main accreícere il capirale della terra ; fenza rificcrere, che fono caduchi i beni di queíto Mondo, e che folo queili del Cielo fono permanenti: non badaua la fua ingordigia , che fofíero lecitii mezzi, che feruiuano all'aumenco de' fuoi tefori ; perché efdendo la cupidigia radice , che produce irami di tuctii mali in fraíe Sagra dell' Apoltolo: Radix omuium malorum ef eupiditas; E' neceffario , che piantando quefto peílimo albero nella terra del cuore, nafcano molciífiai rami, che occupino le facolrá dell' anima: Erano ioiqui i traffichi di quelt' huomo , non fi ri- cordaua d' effere vmano, difertibile per natura ; a fuegliarlo da quefta oblivione di fe medemo , gli venne vna graue infermicá , che l' aunisó , che la morte lo chiamana a2!le fue porte per ifpogliarlo de' faoi corrurtibili tefori . E* veriffimo quello fpsrimentazo prouerbio , che la morte € vn' echo, che corrifponde vaiuoco alle voci della vita: . Dude lis vita. finis ita: e quelta antica fentenza ebbe vn teftimonio di piú per fua aurcarica, coll iofaufta forte di quefto mal Criftiano . Crebbe 1 infermirá , appretarono gliac- cidenti , giouíe il termine delle necefíarie prenenzioni di quel tempo ; venne il cempo di far ecftamenco , fi chiamo il Notaro , e dettó il paziente la faz vlrima volonca in QUuE< fía terribile ,e formidabile maniera . Primisramente raccomando !' anima mia a' De. moni, perche la porcino alle loro inferaali prigioni, doue con ererni eermenti paghi idelicri comeneíli : Scandalizzato , €: arterrito il Noraro , gli replicó : che dice ? (rece pazzo? v há forí Dio rigerrato dalla fua mifericordia > 1 anima há da raccomandaríi al Signore , che la cicó . Joftó 1 jofermo , non mi replicace parola , Ícriuere ad lirteram E gucilo,

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