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344 4 Tratrato X11. Dello Stató de' Sacerdoti commemorazione de' fuoi dolori, cormenti, ptoe, travagli, paffione, e morte: Si deue confiderare , che ; quando fi celebra, s'aprono ¡Cieli ,efcendono eferciti d' Angioli per affi. fiere alla Menía dell'Alrare, ad adorare, vent» rare, 8: cfferire tributo di culto al fno Re : Ve- da duoque V.S. fe fard ben facro , che , quando wn Sacerdote simpiega in si venerabili MiÑte= rij, e tá arrorniato da perfone tanto Sourane, vadi fenza ne attenzione, ne modo , celebran» do indinoto, difiratro , con frerrolofica, nulla piú flimardo quell'efercizio , che na molira di cerimonia , e mangiando quel pane quah fofíe del noflio terreno? No, Signore, non hd da farla cosi, che quefto gli farebbe vn beuerá il giudizio; vo fará reo del Corpo, + Sangue di Chriflo, ed vo procacciarf la danozzione in quello ftefío, che donerebbe ferujtgli di pegro, e caparra della Gloria eterna . - Doppo d'auer celebrato , € necefario trattéo ni a ruminare quel Celefte boccone, conf» derando artentamente l'ofpite, che fi e rice- puto nella camera del petto ; dargli grato il ben venuto, regallarlo degli affecci del fuo cuo- re, ofítrendolo dá Sua Diviva Macfñd , come piateo d lui molto gradito : confignargli le chiaui de fuoi defiderij, faceodogli dono delle fue poteoze, rendendogli i fuoi fencimenti, ac- ció come fue creature lo feruino 5 inuirando uegli Ordini Supremi del Cielo a rendere in grati Cori le douuce grazie, elodialfuo Dio per vo beneficio tanto grande, che gli ha fat- -to, weodob alla fua anima con vincolo si firerco d'amicizia 5 gli ofieriíca la Íua anima, il íuo cuore , i fuoi defiderij, i fuoi penferi; gli manifeflile fue mifcrie, le fue piaghe, le fue infermitá, Rifierta, che € lapientiimo Medico, che s'efibifce di buona voglia 2 rifavarla da' fuoi mobi, fenza altro premio , che quello del fuo amore. E finalmeote, fi rrarceoga vna mezz'ora in altre pie confiderazioni, che le dercerá la diuozione, e fomminilirerá l'iftedo Signore, fe V.S, procurerá mirarlo, 8 vdirlo cogliocchi, E vdico d'yna vina fede, 82 aro depie Carita - Il Divino Víficio ancora ha da recitar con modeftia al [uo tempo feguato per ciafchedun' Ura, con polarezza , e attenzione . Non ha VS. da ltimare quett'efercizio come coía per- fonroria ,e di cerimonia, ma come feudo , e tributo , che fi paga al Monarca de' Cicli ín ri. conoícimento della noftra feruicú :Ha da con. fiderare , quando recita, che (táin mezzo de Cori degli Angiol ( Pfalm. 133.) In confpeétu Angclorum pjallam ib: Ders mens e ch'elercica jo cerra quello, che fanno. gli Spiriti B-ariin Cielo. Eleggáñ, per recicarlo, luoghi folitarij, e cquefirati, dove il comulto non la furbi, Dé l'inquieri ja confulñione . Auanti di comia. ciarlo , fi raccolga vn poco nel fuo interno, confiderando , che , quando articola le parole colla bocca , ftd ivi Dio prefente , ofleruando il fuo cuore; recicandolo ia quefto modo, non cauía moleÑia quel'efercizio , ma diletro, non tedio , ma allegrezza,00n € dipena, ma di follievo , ferue al Signore diinccofo grati mo, di fuaviflimo Aromaro , e dolce fragran. za: Agli Angioli € di gioia, di contento y' Santi, ed V.S. di grandiíimo merito in quelta vica, per goderne nell'alcra il premio, e la Co. ro02 mericata . ESEMPIO, Nel quale/z moftra quanto ofende il Signore chi s'accolla all Altare mal difpofto a 182, I riferiíce in Florib, Exemplor. Tom, 3» Cap» $. tit. 28, Exempl. 1. ches vera vn Sacerdote, che menana ap. parentemente vna vica morigerara , finche va giorno inftigato dal comune nemico con fo. ciliflima frode ando á vilitare vna Donna, portato perallora , non da finiftra intenzione, ma da vo'amicizia incera. Peró, come che mai e ficura la paglia vicina al fuoco,ela poluere della concupifcenza s'accende facilmente, fela tocca Íciarilla ben piccola : paíso dall'vrbani- tá alla licenza , dalla famigliarica all'amore impuro ¿e quello , che al principio parena cis vileá corcegeiana, fú al fine bructifíima ami- cizia. Ob di quanta cautela hanno di bifo. guo ji Miniílri di Dio, fe vogliono riuere im- muni dal] contagsio artaccaticio del vizio! Noníi ritirava queño Sacerdore d'accofarí al Diuino Alcare , atendo brurramente idolas trato nelPara facrilega di Venere; ne temeva diriceuere Dio Sacramentato in quel cuort, pel quale auena jotrodocro via maña ferente diimmondezz0: Ma Dio, ch'é gelofo de' fuol Mioiftri,e che, le gode di far frá candori dele le neui, patifce dimorare fra le lordure delle latrioe; f chiamo tanto offelo dall'immundi vita diquefto Sacerdote, che vn giorno, cht Vaucua ia mano per cibaríene, gli (pari ia ya fubico dagli occhi , non zuendo cuore la faz puritá d'estrar in va perro si lordo: rimafe il Sacerdote attonito , ma non affatco Ígannaro: volle vedere , le foffe quello qua!che fortuito accidente, e per prouario , torno il giorno le guevre á celebrare ; e aleresi di nuouo gli fug- gi delle mani la Mazíta dí Chrifto , Bene, € Si: gnor Noftro: Volle efperimentarlo la terzt> volta , e queíta pure gli auneone lo (tefio , Che le due prime ¿ e conoicendo giá , ch'e cofa di» ra calcitrare cont:o lo ftimolo , e che il rehilt- re ribelle á si maoifcíto difinganno, era obbl gare la giuftiziz Diuioa á dar di mano all'vitÍ- mo caftigo , apri gli occhi, e connobbe , che% íue colpe erano degue di pene molto maggio" n;

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