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332 priuano della grazia, e Gloria , e condannano all'Inferno : Adunque auendo dolore d'ro pec- caco mortale per alcuni di quefti motiui ge- nerali , ¿neceflario auerio di cacci gli alcri pec- cari mortali, poiché á tucci h eltende queño motiuo . 139. Má fe il motivo del dolore fil partico- lare per la fpecial defformirá , che auevanoi peccari confelari;noo fi eltende a'peccari (cor dari, che fono d'alrra Ípecie ; ne queñi fi per- donano ,né fi confeguiíce la grazia: Videacur P, Cafpentis tom. 3, traf?. 24. de Panit, dif. qu fet. 11.num. 9g9,Eté la ragione; perché la» brurcezza fpeciale del peccaro di furco, non€ wnivoca , ne conviene colla brurrezza fpeciale del peccaro dilufínria: Aduoque queílo , che ha dolore per motivo della bruccezza Ipeciale del furco , non ha dolore ptr quelo del pecca. to di luísuria : Adunque quefto non rella per- donáto ia modo alcuno ; poiché niun peccaro fi perdona lenza dolor Ípeciale , O generale del peccato medemo: Adunque in quefta confeí- fione noo f confeguiíce la grazia. Prouo queña confeguenza ¿perche la grazia non s'io- fonde, fenza che fi perdonino tuctii peccaci mortali + Sed fic eft, che non ( perdona il pec» cato miorrále , quando non v'e dolore Ípecia. le , ne generale di tal peccato: Adungue non fi confeguiíce la grazia; ma folo al piú puó efsere il Sacramento valido, 8 informe . 140. Dal che sinferifce, che in queño ca- fo, nel quale il dolore fi per motivo della. bruticzza particola re de'peccati confeísari , € obbligo di far arto di contrizzione di quello Ícordaco. che venne ia memoria all' Altare, La ragione €; perche queño peccato non e per- donaro , ne il Sacerdote € ia grazia : Acqui, e obbligato il Sacerdote dá celebrare in grazía: Adunque € obbligato in quefto calo a far Pat- to di contrizzione : ln quetto fenío, e con que- file limitazioni joteía , potrá feguirá la dot- crina di Diana, e non ia alcra maniera . 141. Ma fuppolto, che il peccato, del quale V.S. fi ricordó nella Meísa , non fú Ícordato nella confeílione , poiche m'ha detco d'auerlo commeíso doppo dell'vkima confefione, che V.S, ba faito , non puo in quelo cafo feruirá delia docrrina riferita; e per darle quella , che conuiene : mi dica , von diede V.S. alcuna Ícora ía alla [va coícicoza auanti di metrerí á ce. lebrare ? P, Padre, andai á dir Meísa con qualches. frerta , vé mi craccenni ad clamioare la mia conícieoza . C. ll ívo interao non le rimordena , ne ane- va linácrefi , che lo puogeíse, per anúar á dir Meísa in quefto modo +? P. Faóre, fentivo qualche lacraco nell'ani- ma, ma paísandolo 123 piu rifistrere per non trarcenermi, andaiá dir Meísa. Trattato X 11. Dello Stato de* Saceydoti ; C. Colpa grau: «: Sacrilegio ha commeíso V.S, nel porá á dir Melsa con si mala diípofi. zione , non dando orecchio á clamori della fua coícieoza , che l'accufauano , e le dauano motiuo d'elaminsrá , € prevará, giufa il dere tame di S. Paolo: Probetantem fe ¿pfum bomo; er ficde Pane illo edat, Cr de Calice bibas, da ad Cormib., 2. 142. E mi dica, quando fi ricordó di queto peccaco , mentre diceua Meísa, che cola fece? P, Padre procurai fare wo" acco di coneris zione nel miglior modo ,cht porzi: 8: al mio corto giudizio, lo feci da vero , con propofico diconfefarmi edemendarmi. C. Opró bene ¿e farca quefta diligenza po. té molto bene proleguire la Meísa ; ne era ob. bligato cralaíciare di profeguirla , benche non aucíse comiociaco il Cavone, ne wi folse Ícan. dalo; come con Paludano, e Siluctiro dice Balseo Verb. Miffa. 7. fupplemento 3. fub uum.4, 5. Dico terio. 143. P. Padre, ia alera occafione, doppo aucr preía la purificazione nella Melsa, vidi nella Parena aicuni mioucifimi fragmenti d'Oñia,e li coolomai . C. E quefto fu .cóscado gia in Sagrifia, d el. sédo ácora all Altareiperche (e foíse. elsédo gid ritoruato io Sagriítia fiaira la Meísa, 000 pote. ua colá confumar quelle reliquie . ma lalciarle, acció il primo Sacerdote, che diceíse Melsa,le confumaís: co"! langue : Ma in celo, che non vi foíst alera Meísa , ue ( poceísero conferuare con decenza per il giorno feguente, potrebbero coolumará io Sagriftia: icá Faguodez. ín 3, pracpto Eccl. lib, 3. Cap. 5. num. 30, P. Padre, ftauo anche all'Aicare, quando le confumai, poiche fú immediaramente doppo la purificazione . C. Erano fragmenti tanto groffi , che Ñi poteístro riporre, e conferuarí nel Sacrariol perche, fe quefto foís: , colá aueaní da ripor- re fiao che fi confumaísero nella prima Melsa, che ( diceíse , come nel cafo, che ora diró , P. Padre, erano tanto piccoli , che appena fi potenano vedere ; e né meno v'era Sacrario, doue riporfi, poiché diceuo Mcísa in vo' Eremo . C. Erano quefti fragmenti reliquie del $a- crificio di V.S., ó ve gli aucna laíciaci vn'altro, che cold aueíse per auanti detto Meisa ? P. Padre , queíto e quello, di che aon polso aficurarmi. j C. Eístado i fcagmenti reliquie del fuo Sa+ crificio , poteva V.S. confumarlíi, quantunqué foísero groíli, e noo digiuna , per auer prelo la purificazione; cosi l' infegoa coa Soro , Ca» jetano , Suarez, 8c aleri, il Y, Balseo vbi fupra num. 5. Bonacina tom. 1. difp 4. de Sacra Eut. quajt.6. part. 2,2n4m.13.pcrche guest kag- meaci ia qualche modo appareengono all Hu R cegricá,
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