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Luc. C.17. D. Toan. Chrifoít, in Matth. Matth, €. 7. 22d Co: sinth, 10 294 Perorazione Deprecatoria . gentes in Ecclefíam Dei y de quibms preceperat, me intrarentin eam . Ob qui distridtum iudicium minatur Epiftopis, alyfque Prelatis, fi neolicentins curam fuam agant, E non opportune prouideant falwti animarum, probana do accurate, an idonci fint , quibus Dominicum gregem pajcendum traduntr Penfata trutina effiment merita , aptitudinem , Jcientiam y pieratem Saterdoz tum , an Confe/fariorum partes adimplere valeant? An Janguinis Chrifti para: 1cIpatio eorum manibus congrue dari poflis > 8. Penfo, che molte volte fi fidi la cura dell anime ¿chi non datto ad efercizio tanto fublime , per fcutarfi da fimil” impiego quegli , che' potrebbero eflerne idonei: ne sóvedere ,come nontemino y € tremino quefti, che porendoin vn Confellionario,.ó pulpito raccogliere moltj frutti per il Cielo ) non s'applicano a minifteri tanto eccellenti per lor negligenza, traícuragine, e diffetto, adducendo altri pretefti, € caufe , per colorire la lor tepidezza. Da tutti fi sá quella Parabola di S. Luca, nella quale comandó Giesú Crifto, che fi tagliafle, e 4 git- talle nelle fiamme la ficaia infrutruoía : Succide ergo illam , us quid etiam terram eccupat? Queft' albero, dice la Gloía Morale, ignifica le períone Ecclefiaftiche , che piantó Dio nella fua Chieía , acció vi fruta tallero : per arborem fici fignificatur quelibet perfona in Ecclefía Dei plantatay Ur fruétificer ibi : e quefte piante fe ne reftano fterili, 82 auendo auuta la coltura delle lettere , e grazia del Cielo , non rendono frutti ; guada- gnando anime per la Gloria, lapino , che v'¿vn Succide ergoillam , vb quid eriam terram occupat ? E puó eflére y ehe Dio addimandi loro come ro de' peccati , che perloroommifione, e negligenzafi commiflero; Sacerdotes , diceuail gran Chrifoftomo, pro populorum iniquitate damnan= tur y fp.eos y aut igmorantes non erudiant , aut percantes non argunnt . y 9. Diranno, che a quefta vigilanza fono folo obbligari quelli , che hanno per Vfficio cura dell'anime; e chi no! há, potrá rifponderes nel Tribunale Diuino , che non ebb. queítocarico, ne obbligo . Ma a quefto potrá replicar il giufto Giudice: Dimmi huomo , aucuo lo obbligo di venire al Mondo, per faluare la tua anima > Ero io obbli- gatoa naícere nell anguític d'vn Prefepio , á pellegrinare con fomma fatica fulla terra , á patire trauagli, pene, difizg81, dolori , oltraggi, tormenti , ingiurie , evilipendi perte? Ero ¡oobbligato a morire in vna Croce con tanti fpafimi y per faluarti ? Nó per certo : Adunque , fé ¡oeflendo vn Dia infinito, fenza auerti obbligo veruno, hó patito per tuo rimedio tanti dilaftri, e m'applicai alla tua lalure con iimpegno si forte, non auendoui obbligo; come ardifci tu allegarmi per fcufa della tua ommiflione , che non aueni obbligo d'attendere alla faluas zione dellanime? ! Sisa pure quella fentenza di Chrifto: in qua menfura menfi fueritis; remetietur vobis: nd ignorera il prudente, 8 accortó , Ch'¿ tale la fragili- tá del ymana inconftanza, che niuno puo pretenderíi ficuro dinon cadere nel peccato : Oui f extfimas ftare , videat ne cadar , diceua S. Paos lo : ora , le cadera ( Quod abfir ) 11 Sacerdote , Che non applica follecita al rimedio dell'anime , non douerá temere, di non ritrouare chi atten= da al rimedio della fua * e che Dio lo mifuri colla mifura edema, colla quale egli mifuró il fuo proflimo , permettendo per i foi fupre- miconfigli perifca nella fofía profonda del peccato , chi non volle dar la mano al peccatore , che vivide Ítramazzato > Quomodo habere poterís aliquos , qui te insert , diceua S. Giouanni Grifoltomo , d> liberent 4 maz nibus Diabol; , fé quando ( quod abjit ) cecideris? Audi Paulum ( confidera te spfum , med tw tenteris ) quajediceret , fi ab/que compajhione , E mos h ¡a
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