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220 morte, per vícire da «na longa , e mortale 0. fermitá , Sic Lumbier vbifupr.n. 190. (7 cum aliis Torrecilla vbifapr. conc. 2.6 3.1. 8.115 O fegq.. perche non efi digna tanto dolore vita» Da qui inferifco con Torreciila bi, che e Jecico il defiderare ,e compiacerí, che la giu- flizia fofpenda al patibolo, ecaftighii malfat- c£ori, noo facendofi per odio , O venderra. E' lecito anche defiderare la morte de'icandalo6, acció non fijoo cabía diruinaallanime. E Jecito anche al Padre , che sa, che [uo figlio ha da effer punito vrergognolamente dalla Giufi. zia, defiderare,e dimandare a Dio,che gli colga la vita in carcere .. E' anco lecito defiderare la morte al proflimo, che, Íc vine , fi teme debba dannarí : ecosi puo dimandarí a Dio, vt ra- piat eum , ne malitia muter intelleéinm eins . Lo fieíso dice Lumbier vbifupr. della Madre , che puo defiderare la morte alla fglia,che per non poterle dare ftato , corre riíchio del (uo onore, 54. Dico per rerzo , che adhuc parlando dellemolumento tempotale; v.g. dell'credicá, e lecito defiderare l'ereditá , e dopo edcrli con- feguita com piaceríene fenza riíperto allamor- te del proffimo, quando la tal ercdirá, o emo- lumento poteua confeguirí feaza la morte, v.g. facendo il Padre donaziove ia vica al figlio di quello, che di poi deve ereditares, Quefta concluñione, in quanto alla parce della compiacenza, tiene con Navarro, € Trullench, Torrecilla loco citato, conclu. q. N. 31,.€ Filgnci: ya fol. 71 $5. Quod perinde wn fine. Et jo gius dico , che anche pofía eftenderí al deiderio incfficace; e le prouo; perché , quando € lecito jl compiaceró dell oggerro, € anche lecito il deliderarlo incfficacemente: v.g. per efer les cito per la lalute compiacerí della polluzione, che sn fomnis prouiene naturalmente; e anche lecito il deliderar)a: precedentemente con defi. derio ineflicace , come infegna Layman , Fi- liuccio Villalobos , 8 alcri, che cita, e fiegue Diaba part. 3: trat. 5, xefol.87., Si aleri venti- due Dotrori , che cita , e fiegue Tomaío San< chez nella Somma tom. 1. lib. 1. cap. 2.n.18. Sed tic ett , che quando Preile temporale puó anbuenire per alera via , che perla morte, € le. cito compiacerí di tal'efferro , non babito refpes ciu ad mortem : Adunpue ia quefto caío Íard anche lecito il defiderare quef'efferro incffica. Cemente, fine refpectu ad mortem . L' alero, psrche il defiderio inefficace, e la compiacenza hanoo vno feo oggetro, e folo li dittinguono jo guardarlo, d prefente, ó abfencer Atqui que. fa difereoza, quoad mores , non fa calo; Aduna que dc. 55. Da doue inferiíco , che feleferro6 viiie temporale non puó otrenerñ per alcra via, che perla morte del profimo, v.g. il Coadwtore , che non puó entrare alla preben- da ,1e non muore il Prebeadaro ; 0 il Chierico, Trattato XsSpiego delle Pgop. Condannate da I1mocenzo XI. che non puo auere il Beneficio fenza la morte di qualche Beneficiaco: in queño cafo non e lecito, ne il deliderio intfficace , ne la compia. cenza di calefforeo perche € necelffario , che queíto defiderio ,O compiacenza tenga faleem ¿dndireflé per oggerto la morte del proílimo; poiché il fine non puo defiderarí , ne aueruiá compiacenza, fenza i mezzi neceffarij, per con. leguirlo. Pero adhuc ia queño cafo , fenon occotre all'intellerco la morte , ma folo l'veile temporale , non fará peccato il defiderare il tal vtile, O compiaceruif . La ragione e ; per- che ogui peccato. ha da efere. volontario 50 volontario Ef a principio intrinfeco cognofcente firgula; cioé, ha da eflere con conofcimento inris , O faltiz iuris, conoícendo elere malo quello , che fi commette ; c7 fadti, conoícendo la malizia, 0 circoflanza viziante loggercor Atqui,-nel caío , del quale parlo , mancail cos noÍcimento della morte , che e la circoftanza, che aucua da viziare queño defiderio , Ó com- piacenza: Adunque queíto defiderio non lará volontarios Adunque né peccato , 56. Dico per quarto , che ne meno fi cons danna Yopinione , che con Nauarra tiene Sana Chez nella Som, lib. 1. cap. 2, n, 30. che dice; Che non€ peccato deliderare Ja morte al prof» fimo , fe fará volontá di Dio , che moja, quan- do s' antepone alla nofira volonrá quella di Dio ¿come auuisne, quando non fi delidera; che roglia Dio la morte del proffimo:, ma che, in caío la voglia , fi moftral'2ff:tto , Che s'hi alla conforwitá colla volontá di Dio . E la ra. gionedi non effere condamnata e, perche il caío della condannazione non parla del defide. rio condizionato , qual'é queíto . Icá Torre: cilla ,cicando me , nella fua feconda imprel» lion: fol.446. concl. 5. Da qui inferifco”, che ne meno fi condanna Popinione di Vaíquez. , Sairo, Rodriguez, € alcrí apud Sanchez, vbi fupr.n. 22. che dico. no elier lecito defiderare 'oggerro malo fub conditione y: fe tofle- lecito + v.g. io defidererei, che Pierromorife, fe quefto non fofle male, La ragione e la medema , che di fopra . Vero € , che tuctiquefi defiderij fono moito perico» lofi , perche facilmente rompono la carita . Propofizione XV, Condannata. 1l Figlio,cbe vbbriaco ammazza fuo Padre fi pub di poi rallegrare d'auerlo ammazzato , per le grandi riccbezze , ereditate nella morte 57. Ico primieramente , che quefas D condansazione non parla della colpa , che ha potuto auere ja cauía , per auer previo il Parricidio anaotí dell'vbbriacchezza, e non aver riparato a mez» zl, che potenano jaÑuire ia ral puc! pes. che

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