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Ad' Rom. cap. le Hierem. €, aj. Hier, €. 1. 1» loan. c.$. 2 eruñt ún paffore Aaron , ideff , dice la Gloía , vt Aedest Sacerdos dofirinam Ó' qeritarem inqguirere, Ó docere: Non baíta a Dio, che fijno ¡ Conteflori arche piene , e foprapiene di Ícienza , má vole, che la diffondino, Sá in- fondino negli altri. Non fi chiama fodisfatro della loro dottrina , quan- do quelta le ne Ítá arida , lecca , otiofa , $ infrutruofa ne'loro petti, má vole , che efca al di fuori d'edi. Vole, che la comunichino , ch' efo;- tino, che ammoniíchino, e che indefeíti la (pargano fotura dell'vmano terreno , finche la vedino fecondare , qual celefte rugiada, d'ottimi fenti- mentiicuori ye di criftiane virtú l'anime de'poueri peccatori , che a' lora piedi piegano il capo: Vole in lomma, vt fudear Sacerdos doctrinam, Ey veritatem imguirere , O docere, Quiadi poi e, che fatro vna fiamma il zelo dí Paolo fulmina cal]!' ira diuina coloro, che fiedono ne Confeíljonali ftatue mute, 8. in vece di metter in moftra la dottrina, e la veritá, che rinchiudono nel petto, nafcondono Aroñi preuaricatori l'yna, e l' altra fotto il venerabile Ra- zionale della ftola, lenza mai dir parola a' penitenti, fenza inuitarli al dolce fpofalizio delle virti, 8 incaricar loro il diuorzio có vitij, col moltrar ad efsi delle virtir ¡l bello, e de' vitij Porrida; e che altro fan. no coltoro, cho farfi rei de' peccari, che non fpiantano, e commet- tere nell' vnica colpa della loro tepidezza le colpe turte, che lopraui» ueno, e di giorna in giorno fi propagano [empre piú nel Mondo perla loro taciturnitá > Afpetrino y dice Paolo, quefti cani muti foura di sá terribiliflimo il giudizio di Dio , che fará loro vna volta conoícere quan- to fia contro d'elli accela la fua ira: Renclatur enim, feriveil Dóttora delle genti, ira Dei de Galo fuper omnemimpictatem , e imiufitiam hon» num corumo , qui vertratem Des 1u imiuflitia detinent:e con ragione, quan» do ricaleitrano 2" fuoi ordini, e nulla gurano )' orrenda protefta , che ad eli f3 per Geremia, du volere, che parlino, dicendo ; Propheta , qui haber Jfomnium , narret fomninto , (y qui babet fermonem mens, loquatur [ermonens menns Ver . Ma perche puol' eflere , che tall'vni fi Ícufino di non portare la dot- trina , e la veritá al di fuori del razionale col!” A a a Domine Dens ecce nefiio loqui di Geremia, e rifpondino, che nen lanno; per togliere loro di bocca quelta fcufa ( indegna per alrro di fpuntare fulle labra di qualífia Sacerdote, e molto piú de gli Aroñi , che reggono la gjudicarura del foro del Cielo) per quetto mi fá lecito lomminittrare loto y e parole ,e mo- do, e tempo di parlare colla ftampa del prefente Libro,e porger ad eii quefto Razionale del giudizio fornito della dottrina , e veritá necellas ría al loro miniftero: Piacciaá Dio, che fe'! veltino, e leggano coll'at- renzione, che richiede il fommo bifogno, che ne há il mondo, qua» le corrente per il buio dellignoranza alla perdizione grida con vocidi Sangue, Aíuso. ohime! che non pofla fermarui fopra il pentiere , tdhe to € miferando il fuo ftato; ouunque fi volta 1' occhio, non vede che, libertá, diflolutezze, e pompe profane: non fi fentono , che terori di vizij , d'odij, di rapine, di fimulazioni, che fupprimendo quel po- co buon odore, che tramandano le virti de' giufti, de quali per grazia del Cielo non mancano alla noftra Chieía, (omminiltrano graue fons» damento ditemere , che fiainferro, e quafi del tutto corrotto, q totus, come dice Giouanni, in maligno pofitus: E da tanta corruzione , che puo alpertarí13 vorrei pure a mio coaforto porer afpetrare, che le ne vo- laílero alla dolce Patria del Cielo l' anime batrezzate, má il vederles batrere la ftrada del vizio, roltami queíta bella Íperanza , mi pianta nel cuore va feníatiffiimo rimore, che feanate co” Sangue di Chrifta 10
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