BCCPAM0001162-4-1600000000000
Capitolo XI Efrtarione 4 quelliy che viucno difómefamento, 139 Lá caufae, percié la auedicina (il € conuer- titain tolico ¡e nole perione non ardiícono dimanifebare a Covfetiori Je loro fragilirá, perchée ten:000, che iutefs queñe , non abbi- no da laíciarie viuere io pace « aiferia, che do- ueriaro piangere a lagrime di faugue! E cosi importa molro, che wna ioiquitá tanto cre- Ícivca 8 orrenda fi caftighi, 8 abbía efemo plari, ne quali sintimoriíchivo gli alcri . A ive molre dorrrine appartevén ¿ quelta ma. teria tracreró nella feconda parte di quefla Pra- tica Trat. 17.méllo fpicgo della Propofiz. 7. e 8. che coudanió Alefandro VII, lá potranno vederíi , CAPITOLO XL Efortazione a quelli , che viyono difonefiamente . . Non fará facile, Signor mio, che poñía lingua vmasa fpiegare la lomma brurcezza , e deformi- tá d'vo peccaro difoneño, e la grande abbo- mina7ione, che cauía auanci gli occhi Divini: Se V,S. la ponderafíe, com'cila € in fe, non dubito porto: ,che la riconofcerebbe Bañilifco, qual colla fola fua viíta le lemricbbela vica, come la lenó ad vna Donna, delia qual: feri- ve S. Vincenzo Ferrerio , che fentendo la certa congiuncura vn fermone, nel quale É predica. ua la bruttezza del precaro difonetto , nel quale ella fi crouava immería, le causo tal orrore, € pena, che refto moría repentina» mente. E' tanto l'orrore diqueño peecato , che fe. para Panima , e la priva delle operazioni, nel- Je quali s'afiomiglia agli Angioli , ela riduce alla Goilicudine d'vo bruto + Sicut equis, Y mulus , quibus non efi intelicótns . E' vizio tanto dereftabile, e talmente ¿ba borrito da Dio Noítro Signore , che há obbli- gato fua Diuina Maeftá a praticare elempla- rifñimi caftighi contro i difonefti. Ela Scrit» tura Sacra riferifce mokifime perfone , che fu- rono condansate per quefta colpa , Baña per generale efemplare quel +niuerfale Dilunio , co'l quale Dio fommamence Ídegnato diffrulle turco il Mondo io caftigo delle brurtezze degli huomini: Omnis quippe caro corrupsrat viam fuam. Er alle Cicrá nefande con cucti iloro ¿bicanti mando fucco dal Cielo in caltigo del- le loro fenfualita , E ne'nofiri Annali de' Capuccini part. 1. lib. 12. cap. 9. 5.97. 6 riferiíce , che caminan. doin Spagoa per vn Deícreo Fra Bernardino d'AÑi Generale della Religione co'l fuo Com- pagno Fra Rafíacle d'Añi , feati vna doloro» fiílima voce di períona vmana sf trarcenne il Generale , e vidde juaczi a fe vna Donna in 183. mezzo 4. due fierifimi Dragosi, cheia brace ciauano, la qual prorrappe ia quette lamente. voli vocis lo , O infelicel fui vate:opo áglia d'ra Cauagliero Spagnuolo, € Íchiaua dell amore d'rn huemo ¿ ebbimolto remporieci.a amicizia con quello, 8e ora pago, e p2ghe:ó erernamente nell'inferno i miei dileici patiacio configoaca a quefti ficri Demooij, che «mi tor. mentano crudelmente , e fparue - Con queño fpercacolo videil medemo Generale sel mede- mo camino twuppe d' huomiai laíciui, qualii Demonij fi porcauano aifioferao, ¡ouolri in famme, e cinti con catene di funco . Ed € feoza dubbio , che fono innumerabili le ania me , che per queíto vizio (1 dannano ; Che pe. ro lo chlama Cifhiodoro defirutcore del genes re vmano : Depopulatricem bumani geveris. Qre- Ma infernal palñione, e ismima , che arde ía que'forni d'abiflo , e la voce, colla quale chia- rua, E uoilce nella ua cala Lucitrro gli hud. mini. E lara necellario , che V.5. coa co ra- da miferamente condannaro d queña doioro- fifima abirazione diabolica , fe uo traitas d'emendará : Lo faccia di grazia per quin:o gli premz ía vica . Dicami, che -27taggio c4- va dá cocefti dilecei brurcali dí luñuria . (£ 0029 mille rammarichi , $e vna vica ioquieiffima , € picoa d'angultic? E fopra turco Paxima io dif grazia di Dio, fchiaua del Demonio , e lerua della fua paione 1 Coofideri, quanto breuemente paña il di. lerco ¿rifizera a' piaceri pañfaci, e veda, che coía £lié ne rimafto ¿ Nicnte , Paflarono ía vn Momento . 08 Non voglía , dunque, per cofe santo mo- mentanee, € leggiere , perdere il (uo Dio ,of- fendere il fuo Crearore , facendo pin ttima del- la vileá d'vn terreno, e beltiale appeciro, che della Somma Buntá di Dio. Per conlernare gueto preziofo teforo della caftizá, depofica- to nella fragilicá del fango della ooitra patura, eneceñario figlio , che s'apparci, e fugga dal- le occafioni, perche in queilenoa vi € valoro. fo, che non sarrenda; poiche vn Dauid con eliere tanto vistuofo foio co' fargli porre gli occhiin Beríabea, Vefpugno al conizalo , dl efecuzione dell adulterio . V.S, che nou há la vistd di Dauid, non autrá facile confruará continente, fe non fugge dalle conferuazioni poco lecite, e non úi ricira dalirañico, «fami- gliaritá delle Donne; poiche, come dice S, Geronimo ; Homo , 7 mulier , ¡gnis , Y palea; O Diabolus nunquam imfufare ceffat vt accedana tur 07 buius prali nulas. fic vitor nifi fugiens L'huomo , ela Donna , fono comet jl tuoco , e la paglia sícilfuoco, e la paglia non Ái Íepa- rano ,bilogna che abbruccino : E le l'huomo, e la Donna tratrano con famigliarica, lará ne- ceffario ñi accendioo ja fiamme fenfuali . Sojo in queña guerra e foldazo valorofo quello, che fuga. Ss 2 Fugga A so ni: A 4, e pm > e y
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz