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Capitolo V 111. Del Matrimonio Parte IX. Dell Impotenza : ad 11 ac ¡llam aprari, non ell impotentia talis , cui b2curali modo eccurri non pofíit: Ergo von el impotenria perpecua , ac coúlequenter nec dirimic macrimonium . Ció non oftante , Baíilio Ponte lib.7. de ma- trim. cap. 7. M 2. Durando, Paludano, e Ga- brielle , che cira,e fiegue Diana part. 3. Trat. 4. refol. 201. infegnano, che di qualfinoglia forte hi ia Pimpotenza, Ó prouenga da parte dell'huomo, 0 da parce della donn2, tíitodo perpetua , eche non ha cefato nel tempo della trienoale ilperienza , il tal marrimonio é nullo, e che la donna non tenccur fcifñonem fuftine. re; Durillimum enim ef modefliam femioz c/ponere , vt imánuss Medici, aur Chirurgi fu» Rioere tencacar : Cum id natura in omnibus, precipue in fexu mulicbri , pre morte abhor- rat. >roinde in praxi ef dificillibum dignofce- recxquonam impotentia fe cencar; qualiter eojm Ícire poreric hac femioa le efe pre care» ris 41 Giorem, € quod cius arétitudo ficin cau- 12 , quo minus á vito penecrari valear ? Pez lo che giudico , e ftimo rera l'opinione di Bafilio, e piú conforme alla pratica ; e len condo quefta dobbiamo dire , che fe dopo P'if- perisnza, che concede la Legge, fi trouano ícmpre impotenti , il tal matrimonio e mullo, e deuono fepararí . 107. Molte volte accade, che 'impotenza prouisne da maleficio, €e allora denono ado- prarfi gli eforciími , £ alcri rimedij pij, dinote Cosfefíioni, e Comunioni, accioche con que- fto mezzo Ciftrugga Dio qualfiuoglia diaboli. ca factura ,cheonti al fine del Sacramento del Matrimonio, Chi volefe vedere ¡ fegni da quall fi conofce; fe é naturale ,Ón6 Vimpotenza , veda Toma. lo Sanchez lib, 7. de matrimonio difp.95.num. 5. € 6. 108. Aunerto, che il cafo feguente ferue , per quando la Moglie € la prima , che viene d con» pfaf. 2. Macculo Padre, che lon vifíuea molto icontolata con mio Marito, « multories nolui cum eo accunibere . C. Per qual cauía? P. Perche ho auuto va commercio ¡llecito con altro loggerto . C. Di quale ftato era quefto foggerto ? P. Era libero . C. Era parente di V.S. O di fuo Marito ? P. Padreno. C. E V.S. roncepit ne aliquando ex hac perfona ? P. Padre si. C. Lo sá di certo ? P. Padre si. C- Comelo sá di certo? E' foríi per effzre ftato da lei afíonte loogo sempo fuo Marito , ó Tar per efer V.S. Raca qualcht tempo fenza coabia tare con luí ? P, Padre, none per queño; ma bensi perá che mio Marito e impotente . C. Quinto tempo €, che fono fpolari al fieme? P, Scianni. C. Non potuic.eam cognofcere, ntc cunt vicgo elier , nec poftquam concepie , 8 pepsris ex illa alia períona . P. Egli mai há potuto , ne pudo, ne a2uzaci clio partorifli , né dopo . C. Le vive oggi alcua figlio? P. Padre si, quatro . C. Penfa il Marito, che fijno faoi i figli? P., Padre si, e come tali gli allena, e gliama molco ¿perche egli non e iuRructo , ne praci- co di quelte materie; ma € yu'huomo áncero, e femplice , e cosi non há fofpecto alcuno di quello luccello C. E per qual cauía V.S. noluit accumbere cum viro uo ¿ P. Per l'abborrimento , che gli 2ueno Cap. ta amorcalrerios. C, Sé accuíara V.S. alcuna voíta nella con- fefione , quod accubare nolebat cum viro fuo ? P. Padresi. C. Conficebacur hoc peccatum, Ícilicer quod foJuere ei nolebac debicum ? P. Padre si. C. Due cofe notabili occorrono nella rifos luzione di queíto cafo: L'rna € , la refticuzio- ne de'danni, e fpele, che il Marito pariíce nell' allevarei figli luppofti ; del che ho gid parlato di fopra in queño Tratcato 6. cap. 3. L'alcra e l'imporenza , che concorre in quetto foggerto, che e perperua, e dirime il wmacrimonio , poi- che in fci anni non potuie cognofcere rxorem, nec Virginem , nec corrupram : per il che tale matrimonio fu nullo; e fe la Moglie fofle in mala fede , douería apparcarli da coabitare co'l Marito , quantunque fofle con pericolo della fua fama, O vita; e quantunque fofle ia buona fede l2 le doucrebbe comandare , che pon coabitafle con fuo Marito , le vi foffe fpe- ranza , che il leuarla dalla buona fede , 8z aunifarla della nullicá del matrimonio , do- uele císere frurcuolo , e partorire per Íuo cffer- tol'apparcará., 109. Stando peró ja buona fede, come G fuppone ftare nel nofiro cafo, come coníta dalie rifpofte date dalla donna , dicendo , che penfana peccare , non dormendo cum viro fio, acnegando ci debitum , e che penfana , che era luo vero Marito , feoza mai autrac ayuno Ícrupolo alcuno ¿e temendofi , come pruden» temente Ññ ceme, che ienandola dalla buona fede , non s'abbia da cauarne alcua profiteo, mabensi,chs perfenererá nella vica maricale, Q facca-

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