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Capitolo Y III. Efortaxione a coloro 5che mantengono odí « nofcono , O denono conoícere ( poiché rante voltelo fentono dire, e predicare a' Miniíiri di zelo ) che danno cccafione colle loro profa. nitá a molriffimi di peccare ; come puo fuffra- garle quella Ícuía? Canendum cuim ef! y quod occaftonem mali prafiat, licer nou intentione tmali fiar, dice dotramente )' Abulenfe ad cap. 11. Matt. queft. 24. lit. Co Ebellltorieleggiarmos che Dio ba cafligaco molte períone per queÑño eccefio ,fenza che fia loro valínia , quefta , 0 altra icuía fomigliaote , 63. Quelle pero, che s'aderaano modefa- mente , quantunque fa á fine di parer bene, fe non hanno incenzione Cattina, ne animo di prouocare alcuno al male, non peecano mor- ralmente 3 N: meno fe defiderano d'ellez ville da queñto, o da quell'altro, quando non fan- no derermioatamente , che alcuno le ami con amor obliquo ; il che fe foffe , allora pecehercb- bero mortalmente, quando lo facefcro (cn. za necelfica. Balico Verb. Scandalum $. 3.8% aleri, CAPITOLO Vit, Efortazione a quel , che man. tengono 04Y . 0 4 64. NO de'precetri, che piú ci há race comanda:i Ch:iilo S. N. € ftato quello della ciritd, infegnandoci á praticarla co' noftri nemici, non folo colie parole, ma molto pid cogli elempi fubiimidi. wi 5 poiche non v'é ftaro, ne puo eflerai per- lona alcuna, alla quale fijao Hare farre mag- gioriiogiurie di quelle furono facte d Chrido Gicsú noftro Dio , ch'efeado la fKefía innocen- 22, < Saocitá , fi trareaco da ladro, da beftem- miarore , dá indemoniato , € fiaalmentes conficato ia, Crocz come Keo;e fi canto ge- nerofo il fuo cuore, che con turca liberalicd perdono á fnoi Crocififlori ogoi oleraggio. Sas sá lomma fuperbia , che va'huomo pretenda d'effere di maggior condizione di Dio : ches llamenía Mactiá di Dio ingiuriata abbía da fc frire , tollerare , e perdonare ,e che lhuomo crcatura vile ,e milerabile non abbia ad inge- graríf di farlo anch'egli £ Alzi V.S, gli occhi á quel Crocifillo Signore, elo vedrá diuenuco Ícopo d'ingiurie le pip ac- croci, d'affrooti i pia inginriof , d'oleraggi j pia ioiqui , d'off:fc le piñ inginlte, che ( fjao vdite: contempli quelle Maoi, e quei Piedi, che mai oftelero alcuno , ma beusi á cueti gio- varono , inchiodati con dyri ferri ; quelles Tempia divine, che fempre idearono pentieri tuctamote , nucrirono after difomma pietá, fofate di pungencilá me Ipincamiri quegti Ome- ri fracallati delle barcicure : quel Volzo Divina Iporcato da' fouri, ¡lijuidico dalie guanciate, 89 e finalmente miri quel Corpo Sacro lalciato fulla Croce qual ritaglio, $e avanzo di pene, ecormenti. Ormi dica , fono tante, e si gra- uil'ingiurie, che V.S. há ricenuto da fuoi nt. mici¿ Cerro cheno + Ora, fe Dio há tolerato tanti oliraggi, per dar efempio dá V.S, e per- donaro con fomma generoficá tante offules., perche V.S, non fara lo ftelo co” fmoi nt. mici? E íe vogliamo auanzare vo poco pid il dif. corlo ; Ella Refía quance ingiuric há farcod Dio ¿+ Quaace volre I'há difprezzato? Quanci peccati há commeño? E ció non oftante V.S, vole ,che Dio le perdoni tante off:fe, 8 0d. tragg1? Auuerca , che [e non perdonaá fuoi biimici, ne meno Dio perdonerá álciz efe noñ fo(ire io patienza i torti , che le fono Ñiati £atri, ne meno Dio foffrirá quelli, che á lui há fatro V.S.eche Dio mai l'amerá , fe ella non ama í fuoi nemici. E fe V.S. non viue in pace, ne conferua la caricá co'l fuo Profíimo , ne meno Dio fará pace con lei, ma la pagherá colla tea mone- ta: Eadem merfura y qua menfi fueritis , remta tietur vobis + Luc, cap. 6. Riflersa , che le diman. da á Dio Noftro Sigaore nelltorazione del Pa- ter Nolter , che le perdoni le fue colpe ,com'el- la perdona a'fuoi nemici; non perdonandos dimanda a Div, che né meno perdonia lei; £ Sua Divina Maeltá la fará, come la fá V.S. In proua di quefta wericá , ci dice Pifefip Chri- flo”, che ad vo'huomo , quale per cerco debito doueua effer incarcerato , chiedeado piecá al credicore, fú condonato turco il debico: L'huo-» mo debirore ¿era ancor egli credicore d'rn'al.- tro ¿quale pure gli dimando, che gli vía(e, come d lui era ftata víaca , pierde quetto, for- do alle preghiere del debicore , mai volle víara gli mifericordia , 8 in pena diquela crudelrád lo confino la Maeñá Divina nella carcere ettro na dell'Iaferno . Lo ftello fará con V.S. fe non perdona , ed vía pierá co'l (uo Proffimo ; Co. me (fi puo vedere nel feguente calo: (1 rife- rifce nello fpecchio degli efempij Verb, Dimit, num: de» 65. V'era va'huomo vendicatino , che mai vo!lle perdonare vo'ingiuria. Mori coftui, e lenato il corpo , per clsere porcato alla fepol- cura, ftando sella Chisía, e cantandof 1 VÍ- cio de” Morci, gionco jl Sacerdore d cantare quella lezzione , che comincia : Parce mibi Do- mme , perdonami Signors . Il Crocifiíso dei! Alcare Maggiore ( cafo fpauentolo ) fchiodó dalla Croce ic Mani, e chiudendof con quelle Porecchie, diíse con voce alta, che lo fenci tuerodd Popolo: Non pepercit 5 neque parcam, ha voluto perdonare , nc io mai pet» Esclinono o Y dosn:1943 0, M Efera.
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