BCCCAP00000000000000000001361
CONCLUSIONE 411 del secolo XVIII ad oggi, ha sentenziato circa il rinnovamento formale del genere oratorio che comunemente, per l'epoca con– temporanea, si fa iniziare con il Turchi. Tutti gj autori del '700 ammisero la decadenza della pre– dicazione nella loro epoca, ma ammisero qualche onorevole ecce– zione. Grande era la stima per Tornielli, Venini, Granelli. Sulla fine del secolo, come dato di fatto e come consenso di critica, ab– biamo il trionfo dell'omiletica del Turchi. Nei primi decenni del- 1'800, il continuatore del Maury, un purista seguito poi pedisse– quamente dall'Audisio, e combattuto da Gesualdo da Bronte e Ottaviano da Savona, espresse per primo un giudizio un po' on– deggiante, ma in sostanza semplicemente cautelato riconoscendo pero al Turchi il secondo posto nell'oratoria italiana, dopo il Se– gneri: giudizio condiviso anche dal Lambruschini. L'Andres nel 1822 non risparmiava lodi al cappuccino, mentre il Cardella, Lom– bardi, Pezzana, pur me,ttendone in vista i difetti e negandogli l'elevatezza del Bossuet e l'unzione del Massillon, si sforzarono di tenere una via di mezzo, addolcendo il giudizio dell'Ugoni. L'opinione che prevalse fu tuttavia quella severa e purista e nella forma messa in voga dall'Ugoni, seguito dal Salfi, dal Cuccetti, dal Ticozzi, dal Cantu, dalla Biblioteca italiana 2 e da altri. L'eloquenza sacra italiana (secondo questi autori) sembra– va aspettare ancora il compimento della sua restaurazione, ben– ché il Turchi « se non in tutte le parti finito, avesse nondimeno in alcuna qualche merito »3, avendo incominciato a introdurvi « qualche semplicita, e a sbandire quel frondeggiamento onde l'ave– vano involta i nostri oratori, e fatto di essa un artifizio ben me– schino » 4 • E fini pure col prevalere l'altra opinione, messa in cir– colazione dal Maury e caldeggiata dall'Audisio, classicista fer– vente seguace delle idee oratorie del Rosmini nelle premesse, ma in realta mistificatore partigiano delle medesime nelle conclusio– ni. Quest'ultima corrente cerca e non trova evidentemente nel Turchi oratore del Settecento, l' « aurea purita del Trecento » e « quel sapore e quell'armonia dolce e nativa che nel Segneri, nel– l'unico Segneri, sl altamente c'innamora, ci rapisce, c'incanta! » 5 • Nondimeno Ruggero Bonghi che in gioventu aveva fatto « accanito spoglio de' trecentisti », attorno alla meta del secolo confessava che di tutti gli oratori sacri del Settecento italiano prediligeva il Turchi perché nella di luí eloquenza calda e vee– mente vedeva rispecchiata un'anima piena di religioso fervoreª. Nella seconda meta dell'Ottocento, occupati da ben altri pro– blemi, i critici non s'interessarono eccessivamente dell'oratoria sa– cra. Sulla fine dello stesso secolo lo Zanotto e il Concari non 2 Cf. Biblioteca, ita,lia,na 41(1826) 47-48. Da notare, tuttavia, che la stessa rivi- sta aveva gia c:atalogato il Turchi tra i classici moderni italiani. !vi 17(1820) 16. 3 C. UGOKI, Della, lett. ita,l. II, 168. 4 A ntologéa 29 (1823) 32-33. 5 G. AUDISIO, Lezioni di s. eloquenza II, 575. 6 R. BoNGHI, Pe1·ché la, letteratura non e popo/are in Ita,lia, 114-115.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz