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390 ULTIMI ANNI: 1800-1803 con quello di Maria Teresa 93 • Gli mancarono le forze. La piu che modesta Orazione funebre di don Ferdinando apparsa solo nel 1844 tra le Opere inedite 94 , resta comunque l'ultima espressione oratoria dell'eloquente amico del piu. popolare dei Borboni di Parma. Dall' « abisso dell'afflizione » egli cerco di riaversi gettan– dosi con maggiore zelo nell'attivita pastorale, che le nuove cir– costanze politiche richiedevano 95 • L'opera da lui svolta in diocesi sotto l'occhio vigilante dell'amministratore francese, rivela infat– ti ancora qualcosa di sconosciuto del suo carattere. Anche l'amministrazione del ducato assunta dal Moreau il 24 ottobre 1802, doveva essere soltanto provvisoria, poiché Na– poleone non aveva ancora deciso il destino di quel piccolo stato, dato che la Spagna e la Russia lo domandavano, rispettivamente in favore del regno d'Etruria e della Sardegna, mentre il Papato desi– derava fosse unito alla repubblica italiana 96 , Ma la decisione non verra che nel 1808, quando Napoleone, richiamando il Moreau, fara di Parma e Piacenza un dipartimento francese detto del «Taro», con facolta di nominare sei deputati al Parlamento 91 • Nel frattempo il nuovo governo fu accolto in generale con molta apatia. Se il popolo della campagna continuo a rimpiangere i Borboni, gli abitanti delle citta furono tiepidi nell'acclamare la repubblica. La borghesia accetto il nuovo assetto senza entusia– smo, quantunque senza avversione, fatta eccezione sempre della borghesia intellettuale e dei fuorusciti che naturalmente esulta– rono98. Il clero accetto semplicemente di buon ordine la notifica– zione del mutamento di governo 99 • Il Turchi, il giorno stesso (24 ottobre) in cui apparvero gli affissi di bando della nuova ammi– nistrazione, si reco a far visita di sottomissione al Moreau 10 º. Ma era chiaro che l'amministratore, investito d'un'autorita im– mensa, non poteva essere favorevole al clero, che fino allora ave- 93 11 fascio di carte porta il titolo, Selva preparata dal defunto monsignor Turchi per tessere !'elogio funebre di don Ferdinando I Infante di Spagna e duca di Par:ma, morto il giorno 9 Sbre 1802 nel Collegio de' Nobili in Fontevivo, ff. 63. MBE, Mss.Campori, 11. 94 Op. ined. V, 11-24. 95 « Nell'abisso dell'afflizione, in cui mi ritrovo per la perdita irreparabile che abbiamo fatto, non posso, né debbo dimenticarmi di que' doveri che riguardano il bene della mia diocesi ». Al Consalvi, 19 ott. 1802, in SAVIO, Clero francese, 295- 296. - Si trattava di porre dei ripari alle triste condizioni di alcune parrocchie po– vere, unendo benefici ecclesiastici, riducendo gli oneri delle medesime. 96 CoPPI, Annali d'Italia dal 1750, III, Roma 1848, 246; L. MONTAGNA, I ducati parmensi nella diplomazia, 37-38. 97 T. BAZZI - U. BENASSI, Storia di Parma, 353-362. 98 L. MONTAGNA, ll dominio francese, 87-38. 99 G. TONONI, Condizioni della Chiesa, VI, 357. 100 Journal I, 2 brumaire, an. XI [24 ott. 1802]. Da una annotazione ine– dita del Pezzana si sa che il vescovo fu accolto dal Moreau con malta urbanita e la conversazione fu assai lunga. L'amministratore francese parlo di certi pretesi <lisordini ai quali intendeva rimediare. Il Turchi rispose che lo avrebbe trovato eonnivente e facilissimo in tutto cio che « non toccava la coscienza », deciso pero a soffrire esilio, carcere, e a dare la stessa vita anziché prestarsi a cosa alcuna in contrasto con la coscienza. Cf. PEZZANA, Memorie del Turchi, mss. PBP, f.282.
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