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386 ULTIMI ANNI: 1800-1803 leria principesca e sembro un abdicazione all'autorita temporale,, il primo sovrano dell'effimero regno d'Etruria incontrava la disap– provazione del Primo Consoleª 8 , le recriminazioni degli oltramon– tani e dei cisalpiniª 9 , nuocendo al ricordo del suo breve governo 1 º. Né a placare le ire, valsero le sue proteste di avere agito in con– formita a quanto aveva ordinato Bonaparte nella Cisalpina e stava facendo in Francia, seguendo in cio anche i consigli del duca di Parma suo padre, del vescovo Turchi e dei propri amici 71 • II Turchi, che insieme al nunzio De Gregorio, all'arcivescovo di Siena, al Salvatico era ritenuto il promotore della restaura– zione ripromettendosi da essa il cardinalato 12 , pur rallegrandosi che il principe da lui educato si mostrasse risoluto nel fare il bene, confessava tuttavia: « lo non mi dolgo che di essere inno– cente : vorrei essere solo reo e portar solo il pesó di una gloriosa. persecuzione » 73 • I suoi nemici, pero, presi da « l'analogie des maxi-– mes de cet arr,ete avec celles que M.r Turchi avait annoncées dans 9 homélies » 74 , si affrettarono a confondere l' editto del re d'Etru- 68 Cf. Corrispondence de Napoléon [", VII, Paris 1861, 451: lettera del 30 aprile a Lodovico. Al plenipotenziario Serristori che aveva tentato di giustificare il passo fatto in Toscana, adducendo motivi di pacificazione civile e religiosa, come avvezzo ad una vecchia favola, il Primo Con.sole aveva risposto: « Tutto questo sen– tito da diverse persone! ». Serristori al ministro Mozzi: Parigi, 7 maggio 1802. Firenze, Arch. Stat., Regno d'Etruria: Dipart. estero; 2. 69 11 plenipotenziario francese Clarke aggredi con violenti parole i collabo– ratori di Lodovico, minacciando il Salvatico di espulsione dal regno, da Parma, dalla. Spagna se non persuadeva il sovrano ad abrogare la legge (C. CANTU, Corrispon– denza di diplomatici, 558-559); nei dispacci al Talleyrand il medesimo qualifica Lodovi– co come mentecatto, strumento cieco in mano del Salvatico e dell'Infante di Parma, ambedue schiavi del Turchi (cf. MARM0TTAN, op,, cit., 317-318), i quali insieme al nunzio De Gregorio, al Zondadari e altri fanatici miravano a sopprimere la diffu– sione della stampa francese e al ristabilimento dell'Inquisizione. Cf. G. DREI, op. cit., 87. 70 A Parma, « cette loi singuliere a produit un effet tres désagréable dans l'opinion publique et beaucoup trop agréable dans !'esprit de ceux qui régnent par la superstition et qui ont l'habitude de ne pas accorder leur assentiment a tout ce qui a été fait par la France ». Moreau al Talleyrand: Parma, 3 floréal, an x· [23 aprile 1802]. ASP, Cart. Moreau (1801-1803), n.37-38. 71 « ... Seguitando l'esempio di Bonaparte ed i consigli di mio padre e poi del Turchi e di tutti i miei amici qui ho pubblicato un motuproprio... ». Al Ventura, 20 aprile 1802, in G. DREI, op. cit., 88. 72 « 11 ministro Clarke ha detto... che li rei sono il nunzio, il cardinale Zon– dadari, monsignor Turchi, che e stato assicurato del cardinalato, e il conte Sal– vatico ». De Gregorio alla segreteria: Firenze, 20 aprile 1802, in SAVIO, Clero fran– eese, 620. Questo documento era pero gia stato edito da Pia Frnz1, Il Regno df Ludovico I d'Etruria, 62-63. 73 Turchi al De Gregorio: Parma, 4 maggio 1802, in SAVIO, Devozione, 194 n. l. Tuttavia avutane in mano .qualche copia, il vescovo mostrava l'editto « con molta compiacenza, come parto di un coraggioso di lui allievo ». Cf. Scarabelli al Pancaldi: Parma, 11 giugno 1802. MAS, Corrispondenza, 195. 74 Degola in CODIGNOLA, Carteggi di giansenisti liguri III, 348. - 11 primo e .il Sopransi (Riflessioni II, 249-322) a osservare che questo editto « puO riguar-– darsi come il compendio delle massime, che affetta di propagare il nostro oratore, ed il frutto principale delle sue istruzioni », e che percio puo essere considerato come un « parto del vescovo di Parma ». Ma non attribuisce lo scritto al Turchi, come fanno generalmente altri autori (vedi nota seguente). 11 carmelitano ne fa bensr un raffronto molto triste con la p r a m m a t i ca s a n z i o n e che va sotto il nome di Luigi IX di Francia. E' pero degno di nota, che l'autore abbia previsto, che ad onta delle precauzioni usate ne! concordato napoleonico del 1802, si sarebbe introdotto in Francia « cio, che ivi chiamasi ultra montan i s m o ». Ivi, 319.

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