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IL REGNO D' ETRURIA 383 nato a trovár nella religione la forza per sopportare l'amaro destino. Circuito fin dal suo primo ingresso in Toscana dall'inte– ressato influsso ecclesiastico, il giovane principe, desideroso del bene del suo popolo, ma un poco scoraggiato dalla coscieliza della vanita dei propri sforzi per il presentimento d'una morte imma– tura, offriva l'animo suo buono e religioso ad essere facile stru– mento a coloro che miravano a riacquistare alla chiesa il terreno gia perso al tempo di Pietro Leopoldo 50 • Tra questi il Turchi, con la sua autorita, le sue omelie, i suoi suggestivi interventi, ebbe senza dubbio una grande effi.cacia sul ben disposto discepolo. Il de' Ricci, che attribU:iva non poca importanza a questo « cattivo inflilsso », mostrera piu tardi rincrescimento di non avere acco– stato il giovane sovrano per disingannarlo 51 • Anche il senatore Francesco Maria Gianni osservava con amarezza che mentre i1 duca di Parma dava il tono segretamente al figlio, il vescovo Tur– chi ispirava contrarieta per le cose e le persone leopoldiste 52 • Ma don Ferdinando vegliava sul :figlio anche nella speranza che alla propria morte, Parma potesse essere annessa alla Toscana 53 • · Occorre pero aggiungere che oltre al Turchi e a don Fer– dinando, erano attorno a Lodovico altri corisiglieri assai piu pros– simi e non meno interessati: tra questi i nunzi Caleppi e De Gregorio, l'arcivescovo di Siena Zondadari fatto allora allora cardinale, il conte Cesare Ventura, ministro di stato sostituito poi dal conte Odoardo Salvatico, gia mentore .del giovane sovrano in Spagna, col quale egli amava ogni sera recitare il rosario 54 • Non reca meraviglia che questi per ottenere grazia presso il re, in– lerpohessero. di ·frequente la mediazione dello stimato precettore, il quale non sdegnava poi di ringraziare il discepolo e di incitarlo ·a fare sempre di piu con lettere stese « con la sua solita eloquenza e unzione » 55 , In questo modo; tutta l'azione ecclesiastica per cir– cuire il principe veniva certamente a far capo al vescovo di Parma e doveva portare Lodovico alla promulgazione del noto editto del 15 aprile 1802, diretto a distruggere tutto l'operáto deL governo leopoldista, e di cui venne incolpato principalmente il Turchi. Ma, non e difficile risalire alla genesi dell'editto in causa, •° F. LEMMI, Storia politica d'Italia, 128. 01 « Puo forse nell'animo del príncipe indebolito ed affiitto da sl grave infer– mita aver molto infinito la variata condotta del suo istitutore... ». · Memorie d:i, Sci– pione de' Ricci... pubblicate da A. Gelli II, 209-211; anche L. DE P0TTER, Vie et •mémoires de Scipion de' Ricci 111, 1-3. 112 Cit. da L. DE POTTER, Vie et mémoires de Scipion de' Ricci III, 85-86. - « On était menacé, dit M. l'abbé X, de toute la maligne influence du capucin-éveque ·Turchi, pretre ambitieux et fourbe, qui n'avait signalé son episcopat que par les homélies séditieuses qu'il avait publiées a Parme, contre les réformes ecclésiastiques du grand-duc Léopold et de Ricci ». /vi, 3. 03 L. MONTAGNA, I ducati parmensi nella, diplomazia europea, 30•. •• C. CANTU, Corrispondenza di diplomatici, 558-563; P. MARMOTTAN, Le royaume rlEtrurie (1801-1807), Paris 1896, 118 e documenti, 323-331, Cf. anche F. LEMMI, op. cit., 128. •• De Gregorio al Consalvi, 26 dic. 1801. Arch. Vat. Nunziat. Firenze 189, ff. 365-366.
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