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380 ULTIMI ANNI: 1800-1803 fiducia; 3° aver aiuto e assistenza nel trasportare con comodo i beni ducaliª 1 • Ma il pensare alla resa non voleva dire ancora cedere di fat– to. Pertanto il 25 marzo don Ferdinando rivolgeva al rappre– sentante della Francia in Parma una solenne dichiarazione in cui ricusava di riconoscere i patti gia ratificati riguardanti i suoi possessiª 2 • Non era che l'inizio della resistenza ufficiale. Ma il Moreau che nei preparativi del documento aveva spiati i mo– vimenti del vescovo e di altri ecclesiasticiªª e aveva visto il fa– natismo religioso in cui arenavano le discussioni 34 , giudico tosto impossibile piegare il duca e inconcludente ogni amichevole trat– tativaª5. Sfumava cosi lo scopo stesso della sua missione diplo– matica. lnformato di cio immediatamente, il Talleyrand ingiun– geva al residente di restare a Parma a sorvegliare l'lnfante, o, come commentarono i maligni ad affrettarne la successione 86 • Di fatto pero nei diciotto mesi in cui don Ferdinando so– pravvisse a questi avvenimenti, le condizioni del rappresentante francese in uno stato che aveva ancora il suo principe legittimo, ma il cui nome per ordine del Primo Console era gia scomparso dalla lista degli stati sovrani nell' Almanach national del 1801 ª 7 , divennero delle piu delicate. L'opera sua, tanto piu aborrita in segreto, quanto piu riverita nelle forme esterne, fino al 9 ot– tobre 1802, giorno della morte prematura dell'Infante, sara un gioco di prudenti ritirate e di ritorsioni contro !'ambiente cor– tigiano38. Ma il Moreau seppe giocare con tale abilita e saggez- 31 Traslocazione del Duca di Parma, autogr, del Turchi. MBE, Mss. Cam– pori, 12. 32 Journal I, 4 germinal, an IX. 33 Moreau al Talleyrand: Parma, 26 marzo 1801. PAE, Farme, t.47, ff. 28r-28v.. Cf. App. I, doc. 59., 34 « Je sai que des hier matin il a mandé a Colorno l'Éveque et deux autres ecclésiastiques. II serait inutile de croire aucune rétractation possible. L'obstination a pris le caractere religieux au dehors et on y perséverera ». Moreau al Talleyrand, cit., f.28r. 35 « A Parma que! Vescovo a temuto seriamente l'unione di que! paese a noi [cisalpini]; e quel Vescovo debb'essere a giorno dei segreti di Corte. Ora mostra. di non aver piu tanta paura, almeno durante la vita del Duca. Ma non e peraltro sicuro affatto e temono poi tuttavia di perdere almeno Piacenza. Questo lo so da. persona di casa del Vescovo ». Conte Venturi, deputato cisalpino presso il re d'Etru– ria, al Pancaldi: Milano, 24 luglio 1801. MAS, Corrispondenza; 183. Dopo un tempo di relativa serenita, la questione del trasloco venne portata di nuovo su! tappeto nel novembre del 1801: « Da alcuni intanto si racconta all'orecchio, che il giorno, antecedente alla partenza del Bolla [per Parigi], il Sig. Infante abbia ricevuto un corriere a Colorno (non si dice pero da qual parte), che nella mattina seguente !'In– fante medesimo siasi portato in Parma molto per tempo, che abbia avuta una lunga conferenza col Vescovo, che quindi siasi portato alla casa del Sig. ministro Schizzati e si sia anche la trattenuto per piu d'un'ora, e che in seguito Bolla abbia ricevute le sue commi.ssioni ». D'Adda, segretario della de})ut. cisalpina a Parma, al Pancaldi: Parma, 24 nov. 1801. MAS, Corrispondenza, 193. 35 L. M0NTAGNA, op. cit., 33. - « Ce fut alors comme un échange de courtoisies: la France eut le bonne grace de ne pas insister et galamment le Duc mourut l'année suivante », osserva con arguzia lo storico E. LAVISSE, Histoire de la France contem– poraine depuis le révolution jusqu'a la paix de 1919 III, Paris 1922, 119. 37 Cf. L.A. ELICONA, op. cit., 223. 38 Cf. E. CARRA, Gli inediti di Moreau de Saint-Méry a Parma, Parma s.d. [1954], 7-8.

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