BCCCAP00000000000000000000869

TESTAMENTI E CODICILLI CAPPUCCINI NEL '500 187 d'esito delle robbe hereditarie et altre cause" 415 ; il cappuccino marchigiano Fe– derico Arcangeli da Ancona 416 , anch'egli desideroso di riformulare il suo testa– mento, "potendo nascere liti e discordie tra suoi parenti"4 17 . Altre richieste inoltrate a Roma riguardavano l'osservanza delle disposizio– ni testamentarie. I casi testimoniati con maggiore abbondanza di documenta– zione e di particolari sono quelli del marchigiano Antonio Scala da Cingoli e del corso Giovanni da Calvi. Il cappuccino marchigiano 418 , discendente da famiglia comitale titolare della contea di Retorscio, prima della professione aveva la– sciato ai fratelli come eredi universali l'ingente somma di settemila ducati, con la disposizione che settecento ducati fossero impiegati per l'estinzione di debiti contratti precedentemente e per l'istituzione di legati pii. Nessuna delle due co– se fu ottemperata. Da qui numerose richieste a Roma, con la richiesta di op– portuni interventi allo scopo di "astringere in ogni maniera sommariamente li suoi fratelli a sodisfare quanto prima alli creditori di lui et agl'altri legati pii, la– sciati nel testamento che fece avanti che facesse professione" 419 . Le difficoltà di attuazione, nonostante gli interventi romani, spinsero Antonio da Cingoli a chiedere di "darli facoltà di poter refare novo testamento"4 2 0, cosa che non fu concessa 421 . Il caso di Giovanni da Calvi 422 è simile ad altri già presentati: durante il no– viziato, nel 1604, aveva stabilito che dagli interessi di un capitale di seicento scudi si costituisse annualmente una dote per "maritare una di noi altre pove– relle di Calvi", cosa che non era mai stata ottemperata: di qui l'intervento a 415 ASV, Congr. Vesc. Reg., Registra ReguL 28, f. 113v. Cf. anche MHOCXXN, 239. 4 1 6 Su di lui cf. Giuseppe da Fermo, Necrologio, 8 aprile; MHOCXVI, 67. 417 ASV, Congr. Vesc. Reg., Positiones, 1623 C, f.n.n. Cf. anche MHOCXXN, 304-305. 418 Su di lui cf. Giuseppe da Fermo, Necrologio, 17 giugno, ove Antonio Scala da Cingoli viene definito "sacerdote distinto e buone. La famiglia Scala, Conti di Retorscio, ci regalò questto illustre confratello. Con grande senno e prudenza governò la provincia come defi– nitore e ministro". Si spense a Jesi il 17 giugno 1647. 419 ASV, Congr. Vesc. Reg., Registra ReguL 32, 167r-v. Cf. anche MHOCXXVI, 112. 420 ASV, Congr. Vesc. Reg., Positiones ReguL, 1625 A-C, f.n.n., Cf. anche MHOC XXVI, 173. 421 Sull'intera questione cf. la documentazione riportata in MHOC XXVI, 111-112, 121, 172-173 e 182-183. 422 Nel 1613 presiedeva alla costruzione del convento cappuccino nella sua città natale: AGC,AG 1, f. 169v.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz