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TESTAMENTI E CODICILLI CAPPUCCINI NEL '500 185 sale la chiesa cli Santo Stefano. In seguito però aveva scoperto che i beni da lui prima posseduti erano vincolati, e inoltre aveva ancora due fratelli, dei quali uno "pieno cli debiti", e tre nipoti prossime a maritarsi. Chiedeva quindi al papa cli sciogliere il vincolo cli detti beni, concedendo "che detto frate Alessandro possa cli nuovo testare", e rimettere comunque ogni risoluzione a qualche ordinario diocesano "per fuggir la spesa delle liti" 398 • Qualche volta la disposizione dei beni tramite testamento si presentava cli difficile interpretazione. È il caso ad esempio dei lasciti testamentari cli France– sco Badalucco 399 , poi cappuccino della provincia cli Palermo: il fratello Giovan– ni Leonardo Badalucco faceva notare alle autorità romane che il lascito a lui fatto cli alcuni beni e legati era oggetto cli contestazione da parte dei parenti, a causa della non chiara formulazione del rogito notarile; chiedeva quindi a Roma che il fratello cappuccino potesse emendare il suo testamento o almeno dichia– rarne la corretta interpretazione. Il procuratore generale Michelangelo da Rimi– ni, interpellato a tale proposito, affermava: "Io tengo che il frate, per la profes– sione fatta, possa solamente con semplice verità dichiarare qual fusse la mente sua, avanti la professione, nel fare la donatione cli cui si parla nel memoriale, ma non emendarla" 400 • Una richiesta a Roma riguardava anche il testamento cli Paolo Vitelleschi da Foligno. Come già detto 401 , nel suo testamento egli aveva lasciato otto doti cli cinquanta scudi ciascuna ad altrettante ragazze per agevolarne le nozze. Una cli queste doti era toccata anche a Cecilia D'Angelo, la quale aveva però deciso in seguito di rinunziare al matrimonio. Nonostante tale decisione, nel corso del 1610 chiese al papa di poter ugualmente incassare i cinquanta scudi a lei asse– gnati. Da Roma si rispose però con un laconico: "Nichil" 402 • La stessa laconica risposta fu data due anni dopo anche al cappuccino Stefano da Ancona 403 , il 39 8 ASV, Congr. Vesc. Reg., Positiones, 1608 C-M, f.n.n.; cf. anche MHOCXXJ., 552-553. 399 Di difficile identificazione, dal momento che nel documento si riporta solo il nome di secolare. 400 ASV, Congr. Vesc. Reg., Positiones, 1609 A-M, f.n.n.; cf. anche MHOCXX, 385-386. 401 Cf. nota 301. 402 ASV, Congr. Vesc. Reg., Positiones, 1610 F-M, f.n.n.; cf. anche MHOC XX, 444, ove però non risulta corretta la nota 657, a causa della non corretta designazione di Paolo Vitel– leschi da Foligno, che viene indicato con il nome precedente di Girolamo. Nello stesso vo– lume, a pag. 459-460, si accenna anche alle disposizioni testamentarie di Giovanni e Bernar– dino àa Ponteccio, della provincia Toscana. 403 "Ricordato singolarmente per la sua devozione alla Vergine santissima", si spense a Jesi il 15 agosto 1649: cf. Giuseppe da Fermo, Necro!ogjo, 15 agosto.

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