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SCUOLA DI PERFEZIONE FRANCESCANA Fece questo servo di Dio nel suo noviziato come fa il sapiente architetto, che fonda il palazzo in profondo e sodo fondamento .. Perchè come uomo che l'intendeva, si per le lettere si anco per es– sere bene strutto nella vita spirituale, ogni suo edificio fondònella base sicurissima della santa umiltà, facendo il suo noviziato con tanta mortificazione ed umiltà che fece conoscere a tutti che .il lasciar il mondo non era stato leggerezza e per vanità, ma solo per ispirazione dello Spirito Santo. Tanto fu il profitto che fece nella soggezione e mortificazione l'anno del noviziato, che tutto il tempo ch'egli visse sempre ritenne i medesimi costumi, come nè più nè meno fosse novizio (III, 148). PADRI E MAESTRI E acciò non possa esserci detto quello che Cristo santissimo disse agli scribi e farisei : Guai a voi, che andate circondando il mare e la terra per fare un proselito, e dopo lo fate essere figliolo della geenna di voi molto peggiore (M atth. XXIII, r5) ; si deter– mina che in ogni Provincia i novizi siano posti in uno o due luoghi atti allo spirito, deputati a questo per il Capitolo. E si dia loro i Maestri dei più maturi, morigerati e illuminati della via di Dio, i quali abbiano diligente cura d'insegnarli non solo le cerimonie, ma le cose dello spirito necessarie per imitare perfettamente Cri– sto, nostra luce, via, verità e vita. E li mostrino con esempio e parole dove consista la vita del cristiano e del Frate Mir.ore (C, r7). Pietro da Todi era, quantunque fosse a sè austerissimo, nondi– meno al prossimo molto caritativo. E di questo ne fanno fede, essendo lui parecchi anni Maestro dei novizi, i suoi discepoli i quali governava con tanto ottimo esempio che pareva un'altro S. Fran– cesco; tanta sollecitudine si vedeva in quel servo di Dio verso le sue pecorelle! E massime quando che erano tentati dal nemico, sempre notte e giorno li stava d'intorno consolandoli. Il simile nelle infermità mai si vide madre tanto tenera verso i suoi fi– glioli, quanto questo servo di Dio era verso i suoi sudditi infermi (III, 246). La bella e santa Ri/orma 5
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