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LA PIÙ DISPERATA VITA r3r e nel sacrifizio. Avevano idee ben più chiare di quanto si suole comunemente credere sulla vita spirituale, i suoi fondamenti asce– tici e il suo sviluppo mistico. Anzitutto era l'immagine adorabile del Cristo sofferente che spingeva e guidava i loro passi sull'aspra via del calvario. Di più essendosi schierati tra gli uomini penitenti di Assisi, sotto il coma.ndo e la guida di Francesco, vessillifero di Cristo, non potevano nè dovevano abbandonare la croce, sopratiutto aspirando all'unione con Dio nella contemplazione, mèta desiderabi– lissima delle anime a Dio consacrate. È certo che soltanto la volontà pecca ; ma i sensi sono i suoi alleati e complici periccJlosissimi, che costantemente l'aizzano a var– care i limiti del lecito. Del resto sarebbe un cullarsi nella più grande delle illusioni il pensare che si possa riuscire a svellere la radice del male con la sola mortificazione interna, senza esercitarsi con– temporaneamente nella mortificazione esterna. Il corpo è un nemico forte che bisogna ridurre in schiavitù ; altrimenti ci preparerà delle imboscate pericolose. E perciò i Cappuccini, veri atleti della peni– tenza e dell'austerità, si alimentavano di pasti frngalissimi, indos– savano abiti vilissimi, dormivano poco e sopra le nude tavole, e castigavano il proprio corpo con aspri cilizi e sanguinose discipline. Crediamo che in qualunque giorno dell'anno si sarebbe visto ripe– tersi nelle comunità cappuccine una scena simile a quella del famoso capitolo delle stuoie. E chissà quante catenelle, quanti braccialetti di ferro, quanti cilizi e discipline, ecc., avrebbero presentato i frati al comando del loro superiore ? Forse qualcuno di coloro che si affacceranno a questa palestra d'inaudite austerità e penitenze, scuotendo il capo, sorriderà mali– ziosamente, dicendo: sport, esagerazioni, esteriorità, insomma fumo negli occhi. No, non era per snobismo ascetico che così spietatamente riducevano a schiavitù il proprio corpo. La loro penitenza esteriore non era che un punto di partenza alt'attacco di un nemico più forte e agguerrito : l'amor proprio, che si vince con la mortificazione in– terna, con l'annientamento della propria volontà, per conformarla a quella di Dio.
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