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LA PIU' DISPERATA VITA La via della croce è il cammino della vita. Impossibile raggiim– gere la visione di Dio nel cielo senza soggiogare in terra le potenze del male e del peccato. La mortificazione corporale riproduce e rin-– nova in noi la vita di Gesù (II Cor. IV, ro). Il distacco, lo spoglia– mento, la rinuncia, la sofferenza non sono che .l'elemento negativo· della mortificazione cristiana. E per costruire o edificare su ciò che si è distrutto, sono necessari lo sforzo, la lotta, lo slancio. L 'ele– mento positivo della mortificazione consiste nello svigorire le ten– denze sregolate tenendole aggiogate trionfalmente alla ragione e quindi a Dio. Soltanto così si comprende come la mortificazione ripari l'umano e faccia risplendere il divino. Amarla, ricercarla, prati– carla per se stessa è una deviazione, un errore ; perchè s'invertirebbe l'ordine e confonderebbe il fine coi mezzi. Alla luce di questi principii fondamentali si potranno validare meglio quell'austerità e quella penitenza, il cui estremo rigore co– strinse i contemporanei a definire la vita dei primi Cappuccini come « la più disperata)), Essi calpestarono eroicamente il mondo, ne disprezzarono il fasta e le agiatezze in quell'età rinascimentale che le esaltava come una conquista; abbracciarono la nuda croce di Cristo, realizzando integralmente il codice di penitenza del Vangelo. Gli imitatori di Gesù Crocifisso non si reputavano veri discepoli di Cristo se non in quanto portavano la sua croce. S. Francesco li voleva penitenti di professione; e se non volevano essere considerati come spergiuri, dovevano necessariamente amare i patimenti. D1: più, il vero conquistatore di Dio non riposa se non nella conoscenza e nell'unione amorosa con lui; e l'esperienza insegnava loro che nè si illumina l'intelligenza nè si purifica il cuore se non nel dolore:
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