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126 LA BELLA E SANTA RIFORMA LA DEFORMITA' SEMPRE È MALA Dicevano ancora:« Non poco importa la viltà dell'abito». Però quei Padri molto riprendevano quando che vedevano qualche varietà o nella forma o nella viltà, siccome alcuni che facevano i cappucci tanto corti che non c'era se non que] poco d'aguzzo .. E dicevano questa essere la forma del cappuccio: che sia aguzzo. e tirato giù copra benissimo tutta la faccia ; e tanto grosso sia il panno che, tenendolo in testa, si mantenga diritto (IV, r72). E sappiate che la deformità sempre è mala e disdice. Vedere un frate povero, mal vestito, in un luogo sontuoso non si con– viene ; e così in tutte le cose. Ma vedere un frate povero, vestito austeramente e grossamente, discalzo e pallido per il digiuno, in un bosco, in un luoco poverino, niente altro pare che un santo di Dio (III, 26) TANTA FU L'AUSTERITA' NEL VESTIRE E tanta fu l'austerità nel vestire in quei primi Padri, che ne fu fatto giudicio da frati dotti e giudiziosi che nè al tempo del Padre S. Francesco universalmente, nè mai al principio di nes– suna altra Riforma, si osservò nel vestire così stretta povertà (IV, r5). E acciò la povertà, tanto diletta dal Figliolo di Dio e dal Sera– fico Padre a noi per madre data, risplenda in ogni cosa che usia– mo, si ordina che i mantelli non eccedano l'estremità delle mani e senza cappuccio, eccetto in cammino; nè si portino senza neces– sità. Gli abiti in longhezza non passino la giuntura dei piedi,. larghi undici palmi e dodici per i corpolenti. Le maniche non siano più larghe che quanto è necessario per entrare e uscire il braccio; e lunghe in:fino a mezzo le mani o poco più. Le tonache siano vilissime e grosse ; larghe otto ovvero nove palmi, e almeno mezzo palmo più corte dall'abito. Il cappuccio sia quadrato, come si vede essere stati quelli di S. Francesco. In modo che l'abito,
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