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. CAVALIERI DI MADONNA POVERTÀ 107 la sua povertà, diede cenno con parole apertissime quale ella fosse, dicendo gli uccelli del cielo, gli animali della terra avere i nidi, le tane e le caverne loro, ed il Figliuolo dell'uomo, che era insieme– mente verace Figliuolo di Dio, non aveva dove potesse appog– giare il capo. Nàcque in un presepio, che era stanza altrui. Il palagio suo fu una piccola casa, assegnata, per quel che si legge, a Giuseppe e alla sua benedetta Madre, quale ora è la santis– sima Casa di Loreto. Fatti i discepoli, andò predicando, vivendo con la sua benedetta compagnia apostolica di quelle elemosine che gli erano date. Morendo, ebbe una croce per letto, e fu se– polto nel sepolcro altrui. Talchè, dal di ch'egli nacque insino allora che di se stesso diede la vittoria alla morte - per rimaner vinci– tor di lei, del peccato e dell'inferno - fu sempre poverissimo. Eccovi che - come ho detto - la povertà fu sempre com– pagna del nostro dolcissimo Salvatore, la quale egli lasciò per ragione ereditaria al nostro Serafico Padre; anzi gliela diede per sua cordialissima sposa, ed egli volontariamente se la pigliò, e ne fu sempre ardentissimo amatore; dalla quale partori poi a Cristo tanti :figlioli, quali come legittimi suoi parti, portano alla madre loro quell'affezione e riverenza, che portar deve il fi– gliolo buono alla buona madre. Così, qualunque vero figlio e di lei e del Padre S. Francesco dimostrar si vuole, la miri, la vagheggi, l'ami, l'abbracci, e sempre si ritrovi seco. Non solo perchè ella gli è madre, ma eziandio per i frutti, che ella con esso lei apporta e porge· a chiunque ne fa stima; quali sono tanti e tanti che lingua umana giammai appieno esplicar non lo potrebbe. Perciocchè essa povertà, essendo libera, non teme alcuna cosa che sia sotto il globo della luna ; anzi ella schernisce la fortuna - se fortuna però dir si deve - ; disprezza come vincitrice tutti i demoni dell'inferno ; si fa beffe del mondo e delle sue aperte vanità, tenendo a schifo le sue ricchezze e le sue pompe ; si ride dei pazzi, che colmar si vogliono di queste cose, che alla fine altro non sono che ombra e fumo, come dico– lui si farebbe il riso, che s'affaticasse con la rete ben larga pren– dere il vento. La povertà è sempre sicura, perchè non teme che dai ladri nè dalla corte le sia tolto il suo, non avendo nulla, anzi per dir meglio, ella è più ricca che non fu mai Mida, Crasso o Cresso; ma sicura se ne sta, perchè il suo tesoro è posto in para-

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