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SILENZIO ro3 ABBASSAVA UN POCO IL CAPO Poco e quasi mai parlava Domenico da Bologna, e quando parlava delle cose di Dio, piano, con voce bassa, infocata e brevi parole. Di poi non vi avvedevi che abbassava. un poco il capo e vi si levava dinanzi, come chi fosse aspettato da personaggi di maggior importanza e avesse a far faccende che più gli importa– vano, che era secondo il solito suo di starsene continuamente innanzi al Santissimo Sacramento ovvero in cella o nel bosco, alla santa contemplazione (III, 346). NE FACEVANO GRAN CONTO Chi romperà il silenzio, dica in refettorio con le braccia in croce, cinque Pater Noster e cinque Ave Maria (C, 45). Quando nel dormitorio per camminar molto in fretta, serrare usci o altri strepidi si udivano, sempre ne dicevano la colpa in refettorio; e ne facevano gran conto (IV, 36). E quando fosse scappata a caso qualche parola da ridere, su– bito il compagno s'inginocchiava e diceva: << Fratello mio, voi avete detta una parola oziosa». Il che odendo, anche egli s'inginoc– chiava e baciava la terra e si rendeva in colpa. E tutti due insieme dicevano tre Pater nostri e tre Ave Maria, acciocchè Dio li per– donasse e desse grazia di non vi cascare più. E questo non poco giovò a tor via il mal abito del parlar vano (IV, 162). Paiono cose frivole; ma di quanta importanza fossero, non c'è lingua che lo potesse esprimere, chè con queste regole, si libera– vano da ogni mormorazione e da tutte le ciarlerie disutili e parole oziose. Le quali quanto imbrattino le coscienze ognuno per sè discorrere lo può, e quanto siano causa di grandi mali le super– flue ricreazioni e ragionamenti di cose vane che smorzerebbero, come acqua frigidissima, qualsivoglia fuoco di carità; e come si perde la divozione e il fervore dello spirito, in quanti pericoli

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