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98 LA BELLA E SANTA RIFORMA razioni e parole oziose ; dalle quali poi nascono discordie tra fratelli, malevolenze e dispareri e grandi inquietudini della mente (IV, 35). Francesco da Torri ebbe questa grazia particolare da Dio di un perpetuo silenzio, che di raro si lasciava uscir parola di bocca. E gliene riusciva una gran tranquillità della mente, che sempre stava con la mente levata in Dio. E diceva: « Quando che io mi vo a confessare, di raro mi confesso di altro che delle parole oziose o delle mormorazioni ; ma quando che io tengo silenzio interiore e di parole esteriore dei fatti del prossimo, non so di che mi avere a confessare. Molte cose malagevoli sopportiamo nella Religione con pochissimo frutto, per non farci violenza alle mali inclinazioni, che sempre ci tiene intricati in molti difetti, dai quali ne nasce che l'anima si raffredda dal fervore della carità verso Dio e verso il prossimo. E però ci affatichiamo invano se non sappiamo do– mare il serpe venenoso della lingua>> (III, 441). « Di più vi dico - ripeteva Antonio da Monteciccardo - che non è cosa nessuna che tanto raffreddi e tolga lo spirito, quanto il molto e vano parlare, e si può chiamare valente servo cli Dio chi doma la sua lingua. Ma insino a tanto che non siamo padroni della lingua, stiamo sempre a mille pericoli di non perdere in una parola quei meriti, che per molti anni con molte fatiche abbiamo acquistati» (III, 235). E quando il compagno avesse detto qualche parola vana, su– bito Battista da Norcia gli dava in sula voce, e diceva: «Non en– triamo in tante novelle; facciamoci qualche bene. Non è cosa che più ci infiammi nell'amor di Dio, quanto fa il parlarne spesso; e non è cosa che più ci tolga lo spirito, quanto fa il parlare delle cose del mondo J> (III, 273). Diede tanto buon esempio ai secolari il parlare poco e basso, con quella così bella modestia, dei Cappuccini, che solo quello li faceva specchio di ognuno (IV, 36). E quando entravano nei detti luoghi, anche loro andavano con silenzio, parendo loro di commetter gran peccato se si fosse sentito un parlar alto, che potesse offendere le orecchie di quei servi di Dio (IV, 35).
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