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80 LA BELLA E SANTA RIFORMA Pareva loro commetter gran peccato di spender il tempo in cose infruttuose; e siccome io vidi e provai più volte, le limpide e chiare coscienze di quei servi d'Iddio, quando occorreva loro al– cuna volta trattenersi per poco spazio che ìosse a ragionar con il suo fratello, subito che se ne avvedeva, genuflesso gliene diceva la colpa : «perdonatemi, fratello mio, che io vi ho tatto perdere il tempo» ; e subito con molto dolore se ne sarebbe andato a con– fessare (II, 456). E non pareva che in detti luoghi vi fosse nessuno, perchè tutti erano occupati, ognuno per sè, in qualche esercizio necessario o nella santa contemplazione (II, 257). CHI HA DA FARE NON DORME Fu Umile da Offida per la sua semplicità di alta contempla– zione, talmente che essendosi vestito del santo abito, per molti anni, nella sua gioventù, fuori delle necessità della natura, sempre si esercitava in santa contemplazione, dividendo il tempo: dopo mattutino di raro si andava a riposare, ma perseverava in orazione o in cella o in chiesa insino all'ora di Prima. E quando aveva udito la prima messa, per risvegliarsi e per eccittar la natura, faceva ordinariamente mezz'ora di esercizio manuale. Di poi si ritirava in cella, e tutto il resto del tempo sino a Terza o studiava o faceva orazione. Dopo Vespro, insino a Compieta, faceva il medesimo. Era tanto ze1ante·del tempo che se non fosse costretto dall'ob– bedienza mai conversava con frati; e aveva in boccà per prover– bio:« Chi ha da fare non dorme, chi serve a gran Maestà con molta sollecitudine si sforza di stare vigilante per piacere al suo padrone. · Tanto maggiormente doveria star sempre lesto e risvegliato chi serve al Signore Dio, il quale non manca mai di dare ai suoi servi diversi doni, dei quali molti se ne perdono per non trovare in noi la disposizione» (III, 142). VOI MI FATE PERDERE IL TEMPO Onorio da Montegranaro fu zelantissimo del tempo, cli spen– derlo bene a laude di Dio, che siccome io vidi, che per più anni mi
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