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Quest'altro commento fece addirittura alterare il volto grave e com– passato a tutta la fìla di frati: « Oh, disdetta; siamo venuti inutilmente alla processione: non c'è il padre Ignazio! » 87 • « Quante volte poi tornò in convento con l'orlo del mantello taglia– to in vari punti! », evidentemente sforbiciato dai cacciatori di re– liquie 38 • Se mi fugge, lo rincorrerò Un giorno il padre Ignazio dovette recarsi al palazzo del cardinal Vittorio Amedeo delle Lanze, vescovo e cappellano di corte. Appena il Cardinale vide dinanzi a sé l'umile frate « che sapeva tenere così ben occulta fa sua santità » ••, se ne rallegrò vivamente, lo fece sedere ac– canto a sé; poi, abbracciatolo, gli diede un bacio sulla fronte, escla– mando: « Padre Ignazio, preghi tanto il Signore per me, perché salvi l'anima mia! ». Poi continuò a discorrere con grande deforenza; lo pregò di ricorrere a lui liberamente in ogni suo bisogno, e lo congedò con tanta tenerezza di affetto da dimostrare che veramente « non poteva accostarsi al cappuccino senza sentirsi tutto commuovere interior- •• mente» . Analogo sentimento avvertiva il conte di Genòla, il quale « seb– bene fosse già decrepito », quando per le vie di Torino incontrava il suo « Padre », scendeva di carrozza e s'avviava a baciargli la mano. Un giorno padre Ignazio, tutto confuso, si decise a protestare: - Ma che fa, eccellenza? Questa cosa non va per un povero cap– puccino. - Faccio appena il mio dovere - fu la risposta. - Se ella non mi risparmia in avvenire questa confusione, io sarò costretto, quando la vedrò per strada, a scantonare da altra parte. - No, padre Ignazio! Sarebbe inutile: io con la carrozza sono più veloce e la rincorrerei! Omaggio della corte reale Al beato Cappuccino del Monte, mendicante per amore dei poveri, s'aprivano volentieri, già lo sappiamo, le porte del palazzo vescovile. Ma anche a palazzo reale quel povero saio, che vi si aggirava con grande disagio, era talora invitato per portarvi le sue ricchezze. 263