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da Venaria, ancor novizio, se n 'accorgeva dall'esclamazione del Maestro, il cui volto sbiancava per lo spasimo, quando, con gran fatica, si alzava dall'orazione: « Ohi, Signor caro! » 0 • Ma alzatosi, il dolore !fon faceva che cambiare posto: passava ai piedi indolenziti che dovevano trasci– nare per Torino un paio di sandali malandati e incomodi 10 • Un terzo malanno ci viene riferito da fra Fedele : « Soffriva abitual– mente di umori salsi (uricemia) che gli rendevano le gambe tumefatte e, ben sovente, piagate ». Nell'ultimo anno, poi, a causa del prolungato decubito, le piaghe non si contavano più. Aggiungete ancora- quarto malanno -le vene varicose, e si capirà che cosa rappresentasse per il Beato quel girovagare per Torino o per le strade del Piemonte! D'inverno, le piaghe irritate dal freddo, o le vene esasperate dalla tonaca ruvida e spesso infangata, davano sangue sui suoi passi. Gli si era bensì prescritto di portare uno stivaletto di cuoio per contenere le vene dilatate, ma cessato il periodo della maggior pressione sanguigna, padre Ignazio si liberava tosto da quell'arnese fuori ordinanza. Di qui la copiosa emorragia di quella mezzanotte quando tracciò del suo sangue tutto il percorso dalla cella al coro 11 • Infine - quinto malanno - la persistente oftalmia: padre Bernar– dino Ignazio da Vezza, per il quale aveva offerto i suoi occhi, era pas– sato all'eternità (Bahia, 27 giugno 1757) e il suo Maestro gli soprav– viveva da oltre un decennio, ma la croce che questi si era addossata non lo lasciò più. Mitigatosi il male in certi periodi, aveva in fìne ripreso a infierire, riducendogli gli occhi abitualmente gonfi., infiammati, lacri– manti sì da far compassione 12 • « Ma la va troppo bene! » Era questa 1a risposta invariabile del padre Ignazio a chi gli doman– dava della sua salute. E il sorriso del suo volto esprimeva meraviglia che si potesse sospettare la possibilità del contrario. Lo star bene era per lui conseguenza logica del trovarsi al proprio posto. Qui egli sentiva di avere precisamente una missione da compiere e un messaggio da recare: far amare la croce; inculcare la rapida via alla perfezione nella fedeltà alla Regola. A coronamento poi del suo messaggio il frati- 251

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