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NOTE ' s. 127. 2 s. 207. 3 s. 115. 163. 241. 248. • S. 111; S. 128: Voleva che tutto s'inter– pretasse in bene. Ripeteva spesso: Dio solo è scrutatore dei cuori. - Se non puoi scusare l'azione, scusa l'intenzione; se non puoi, abbi compassione, riflettendo alle tue miserie, che sono maggiori delle altrui; Doc. 201, pag. 9. Doc. 54; Doc. 101: a mensa dal conte Bal– biano d'Andezeno si rievocava un fatto poco edificante d'una suora; padre Ignazio osserva: « Siamo a tavola, non parliamo dei fatti al– trui ». A chi gli obietta che si tratta d'un fatto ormai a tutti noto: « Non importa, - insiste il Padre - non tocca a noi giudi– care di queste cose ». S. 130-232. • S. 140. • S. 137. 1 S. 155-156. s S. 206-207. • Doc. 247, 110; Summ. 136; S. 115-116: tenera sollecitudine del Beato verso un apo– stata ritornato alla religione. 10 S. 121; S. 329. Per provare che una cosa fosse vera o buona, bastava dire: padre Igna– zio dice così, o fa così... (P. Bonaventura). 11 Doc. 247, 34. 36. 43. 12 s. 135. 13 S. 113; Doc. 1 bis, 50; S. 50. 11 Doc. 247, 36-37. 15 s. 263. 10 S. 46. 47; cfr. Doc. 01 dove il compagno indivisibile del Beato, P. Alessandro da But– tigliera, riporta vari esempi di guarigioni im– mediate e umanamente insperabili. 17 S. 288; Doc. 5. 18 Doc. 243. 1 • Doc. 73; S. 293; S. 79. 278. 282; Doc. 190, 6. 20 Lett. III, 1: « L'avviso in anticipo, ac– ciocché Ella possa ricevere la Benedizione con tutta la disposizione possibile; che sarà: fare atti di contrizione, di fede e di confidenza nel Signore, perché, ricevendola con tali disposi– zioni, più facilmente otterrà l'effetto deside– rato » (Lettere a Madama Risico Lovera a Trino Palazzuolo, il 24 settembre 1766). 21 Doc. 56. 22 s. 215. 23 s. 115. 138. 331; s. 83. 2 ' Doc. 1 bis, 11. 246 25 Doc. 176. t" S. 123; S. 137: « Non ometteva mai di rispondere a chiunque gli scriveva...; qualche volta, non potendo rispondere lui, mi richiese di fargli io risposta, come la feci » (fra Fe– dele). 27 In ossequio all'obbedienza sono rare le lettere che oltrepassino questa misura. L'u– mile suddito ricordava un'Ordinazione oro– vinoializia del padre Venanzio da Gare.ssio (19-9-1734), che raccomanda ai religiosi di ri– durre la loro corrispondenza a un quarto di foglio « sia per zelo di povertà e sia per dare minor aggravio alle poste ». 28 Doc. 14: Attesta padre Francesco da Verduno: « Nel periodo dei cinque anni che precedettero la mia vestizione, quasi ad ogni posta carteggiavo col padre Ignazio per il mio ritorno al Noviziato. Ed ebbi sempre, per ri– sposta, la speranza. Oh potessi riavere quelle lettere! Ma avendole lasciate ai miei parenti, quando partii dal secolo, credo che siano an– date tutte smarrite». 20 Doc. 247, 50. 51. 54. •• s. 258. 321. 31 « Non essendo in grado di scrivere di proprio pugno, mi servo di altro carattere » (Lett. dal Monte, 23 luglio 1769. Lett. V, 12). « Mi .trovo da molto tempo con tal debolez– za che, da qualche mese in qua non esco più di convento, né posso sapere se più ci usci– rò»... In altra all'avvocato Gioannino Mangiar– di, si scusa di ,non avere accettato un regalo. « Si è perché non voglio in cella tali delicatez– ze che non sono né da povero né da penitente quale devo essere». Poi si rallegra con l'Av– vocato che ha concluso un importante aggiu– stamento, e augura che « questo sia disposi– zione a un ,altro aggiustamento che dovrà fare col sommo nostro creditore Gesù Cristo verso cui tutti, e massimamente io, siamo carichi di tanti debiti. Quando andrà alla SS. Vergine della Consolata, si degni di uno sguardo, d'un saluto, d'un affetto amoroso alla medesima per me che son qual mi dico... ». Dal Monte 4-11-1751. 32 « Non so qual sia il motivo di rinunziare all'ufficio di Discreto.. Io non l'approvo» (Lett. IV, 4). "" S. 275-277; S. 325-326 (cfr. 256-258).

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