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mente alla vocazione cappuccina il padre Emiliano da Fiasco, prima renitente al consiglio e alle insistenze del Beato, suo Direttore spirituale ormai all'ultimo anno di vita: 1770. Il padre Emiliano, divenuto poi teste nei Processi Ordinari, era allora il giovane Giorgio Antonio Ascheri ventenne, arruolato a Torino ti-a le guardie del Corpo di Sua Maestà Carlo Emanuele III. Dalla sua famiglia e dal suo paese natale aveva attinto ottimi sentimenti religiosi, se sentiva il bisogno di salire, ogni 15-20 giorni, al convento del Monte per confessarsi dall'ormai famoso Cappuccino e intrattenersi con lui in colioqui spirituali. Il padre Ignazio, conosciutane la tempra, dirigeva il penitente con mano forte, senza risparmiargli i rimproveri quando allo scadere dei 20 giorni non ritornava puntuale al sacramento. Or ecco che in uno di questi incontri, il Beato punta gli occhi semi– spenti sulla divisa ancora fiammante dell'Ascheri e gli dice così: - Fate animo, figliolo; voi dovrete seguire le mie pedate nella fuga del mondo. Sorride il brillante soldato di quella uscita strana e più del tono perentorio. - Lo so, lo so: - riprende padre Ignazio - questa religione cap– puccina vi sembra tanto austera; ma vedrete: la grazia del Signore ve la renderà soave! L'Ascheri non osa ribattere, ma la sua faccia non può dissimulare un senso di scetticismo davanti alla bella fantasia del suo confessore. Anzi, interrogandosi tra sé e sé, sente venir su dal cuore una decisa ripulsa. « Io pensavo - d confessa il soldato - di proseguire -la mia carriera militare e poi sposarmi; giacché era il primogenito della fami– glia ». Passano alcuni mesi, si ripetono puntualmente gli incontri, ma pare che il Padre abbia dimenticato lo... scherzo. Invece attendeva solo che quel seme germinasse. - Orsù, bravo giovane; quando sarà dunque che potrò chiamarvi mio fratello? Anche ora l' Ascheri non crede opportuno rivelare al confessore la sua volontà contraria e tenta di trincerarsi dietro la volontà non meno contraria di suo padre. Farmi frate, io? Mio padre, assolutamente, non lo permette- rebbe. 243

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