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ché il Signore Le dia grazia di allevare quei giovani studenti che le sono stati affidati, con lo spirito voluto da P.N.S. Francesco: che prima pre– dichino con le opere e con l'esempio, e poi, a suo tempo, con le parole. G. Cr. che è stato il primo Predicatore del mondo, ha predicato per 30 anni in vita privata, senza parlare e col solo esempio; e tre anni con le parole, sì, ma anche col suo buon esempio, e ciò nonostante ha fatto così poco profitto in quel popolo. Pensi la P.V.R. che frutto farà nelle sue prediche uno che metta tutto il suo studio nel comporle con rigore di rettorica, ma senza dar loro forza et efficacia col suo buon esempio; farà del rumore nelle orecchie degli ascoltatori; ma non farà colpo nei loro cuori, ai quali si deve aver la mira... (Lett. IV, 12). Più vivace e tagliente ancora è padre Ignazio con l'altro suo ex-novi– zio padre Francesco da Verduno, in tre lettere che sono rivelatrici del carattere sia del Maestro che del discepolo. Con questo Carissimo figlio e fratello, tormentato da ansie e scru– poli, padre Ignazio riprende tutto il vigore dei begli anni di Mondovì per sorreggerlo e spronarlo alla fiducia. La prima lettera, delle tre sole che ci rimangono, lo raggiunge a Dronero: (5 febbraio 1762): ed esor– disce, senza preamboli, così: Credevo che la P.V.R. fosse più docile a sottomettersi a quanto le avevo scritto... Circa il confessare non s'affligga e non mi parli più di insufficienza... Circa le afflizioni di spirito dalle quali è tormentato, si rassegni alla divina volontà, che lo vuole un martire segreto; esse sono un segno tanto chiaro che è amato singolarmente dal Signore; non so se si possa dare un segno più evidente della sua predestinazione... L'obbe– dienza poi supplirà a quello che lei non saprà o non potrà fare. Lei ha provato nella sua persona un miracolo della S. Obbedienza: e fu quando, in tempo che ella non aveva forza per scendere dalla cella alla chiesa, venne destinato per compagno al presente (al sottoscritto). Questo le dovrebbe esser motivo per fidarsi più della S; Obbedienza che delle sue forze e capacità spirituali (Lett. V, 6). Ma le buone ragioni del Maestro non hanno ancora liberato il disce– polo dall'angoscia, forse un po' congenita. Ed ecco che in una seconda lettera, direttagli a Vercelli, padre Ignazio, dal Monte, il 28 agosto 1763, torna, paziente e forte, all'assalto: 241 17. Faro rnl Monte.
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