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vano, portandogli su al Monte non solo le loro nidiate di frugoli vivaci, ma spesso anche i piccoli fardelli sofferenti e strillanti: bimbi ciechi, muti, rachitici, epilettici, vaiolosi. La piazzetta del Monte pareva, a giorni, un giardino d'infanzia che rifioriva sotto la mano benedicente del Padre. Ma un gentiluomo compare un giorno con una pretesa un po' esa– gerata. Con un involtino sotto il mantello, arriva desolato presso la sacrestia dinanzi al Padre, gli depone ai piedi il piccolo peso e 1o svolge: - Padre, lei solo me lo può ridonare! - Era il cadaverino d'un bimbo! - Ma... signore - balbetta trasecolato il frate - per chi mi prende lei? Questi miracoli si chiedono solo a Dio, non a un peccatore pari mio! Ma il gentiluomo è più deciso ancora; non fa che allontanarsi sin– ghiozzando. - Io non lo voglio cosi: o me fo renda vivo, o si tenga lei il cada– vere! - E scompare nella chiesa. Allora il padre Ignazio commosso, prese per una mano il morticino, pregò un istante, e poi gli disse: - Ma che fai qui, bambino: alzati e va' da tuo padre. Il bambino s'alzò, come ridestato dal sonno, e andò in chiesa dove suo padre attendeva... 1a risposta. Nel consegnarglielo padre Ignazio esigette un'unica ricompensa: silenzio assoluto sul fatto. La grandezza del favore, indusse, per questa volta, il gentiluomo a mantenere rigoro– samente il patto 10 • Sull'ali dell'Ave Maria Oltre alle infinite benedizioni richieste dai fedeli presenti, l'opera del Beato era ancora desiderata dagli infermi lontani che non potevano recarsi a Torino. Anche a costoro s'estendeva la carità prodigiosa del Cappuccino, e le grazie ricevute, proprio nel momento in cui il Padre mandava, ad ora convenuta, la sua benedizione sui lontani, provano sicuramente che la preghiera del padre Ignazio, pur irradiata dal Monte con amplis~ simo raggio, nulla perdeva del suo fervore né della sua efficacia. 233
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