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L'ondata allora gli si stringeva attorno; tutti volevano descrivergli, come dinanzi al medico, i sintomi del loro male, le varie vicende, le sof– ferenze, per poi dichiarare la loro :fiducia nella sua benedizione. Il Padre, ascoltato a capo chino il primo sfogo di quegli infelici, li guarda, balbetta - addolorato lui stesso - qualche parola di compa– timento, e subito li eleva a pensieri di fede. Fede... Fede! «Se avrete fede ... otterrete» (Matt. 17, 20). Pare che padre Ignazio abbia avuto dal cielo proprio questo dono: dimostrare la veracità delle parole evangeliche mediante le benedizioni. La sua fede era di quella che trasporta le montagne: fede nella verità indefettibile di Dio che parla, ma anche fede nella bontà infinita di Dio che si compiace di « fare la volontà di coloro che lo temono» (Salmo 144, 19), e invita a chiedere, a bussare alla sua porta (Matt. 7, 7) . Ma la fede che egli ispira, vuole anche vederla radicata nell'anima di chi richiede la benedizione. La lunga pratica del Padre della stola gli aveva dato un occhio cli– nico per discernere le varie... fedi dei suoi clienti: la fede apparente del lontano; la feducola del cristianello annacquato, e anche la fedaccia del superstizioso che ricorre alla chiesa, perché, visti vani i consulti della fattucchiera, confìda ancora, prima di disperarsi, nella fattura del frate! Anche costoro il buon Padre istruisce con tanta pietà: cerca di guarirli prima nell'anima poi nel corpo; li invita a fare insieme qualche preghiera. « Voleva che gli infermi facessero precedere alle sue bene– dizioni gli atti di fede e di speranza, come condizione indispensabile ». Non crede di esagerare in questa esigenza, nemmeno con un « nobile Ecclesiastico » che supplica, per le sue gambe doloranti, una benedi– zione: << Ma lei, Reverendo, ha poi fede in questa benedizione? Perché, sa: questa fede è necessaria! ». E solamente dopo la esplicita profes– sione di fede dell'abate, Prevosto della Collegiata di Chieri, il Padre si accinge al rito, e lo compie con ta'1e fede e solennità da impressionare l'infermo che si sente toccato dalla mano di Dio"'. 228

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