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laici. Fra Stefano da Mondovi attesta che padre Ignazio, quando incon– trava nei corridoi o per le scale qualche confratello, anche se frate laico, si fermava per cedergli il passo, salutandolo ancora con un inchino•. Nel conversare con loro amava la giocondità e le battute di spirito, ma non concepiva che la famigliarità potesse degenerare in burle a spese della ingenuità o della suscettibilità altrui. Condannava pure, nelle sue Istruzioni domenicali, quel cameratismo che non riconosce dignità, titoli, onorificenze.« Se la Religione li concede, il privato non ha diritto di toglierli né di misconoscerli ». « Odiò e detestò in sommo grado il vizio della mormorazione; nem– meno poteva sopportare di ascoltarla da altri; tosto, con garbo e fer– mezza, ritorceva cosi l'argomento sul detrattore: « Sarebbe contento che un altro parlasse così di lei? ». Padre Cherubino da Racconigi, peni– tente del padre Ignazio, riferisce che questi era assai rigoroso in ciò che toccava anche leggermente la carità del prossimo; esigeva dai suoi che s'attenessero, nelle conversazion.i, alla massima da lui espressa in so– lenne latino: « De proximo aut bene, aut nihil »: o parlarne bene o non parlarne affatto. Questa sua esigenza era così nota che la presenza sola del padre Ignazio nelle conversazioni faceva da rèmora alle lingue troppo corrive•. Tra i confratelli indisposti All'infermeria del Monte non mancavano mai confratelli bisognosi di cura, e già abbiamo accennato che tra le occupazioni giornaliere del nostro Padre vi era pure la visita o servizio all'infermeria. Non passava giorno che i malati non attendessero, a una data ora, H fruscio leggero leggero del suo passo. Talora egli era richiesto per un'assoluzione o per una benedizione; più spesso si offriva spontaneamente per qualsiasi altro servizio. Come conosceva bene l'arte di confortare il malato! Il caldo sorriso, la oculatezza a intuire, a prevenire i desideri dell'infermo, la parola convinta facevano assai più per il frateHo sofferente che il servizio mate– riale di portare piatti, o scopare le celle, o rifornirle d'acqua. Talvolta si presentava con un frutto, un dolce, un panino: regalo dei benefattori, 224

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