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8, 9). Vedeva in essi incarnata quella povertà concreta che in se stesso trovava sempre troppo idealizzata. Nelle conferenze insisteva spesso sulla carità e sul modo di renderla gradevole e meritoria; non mancava nemmeno l'argomento dell'inte– resse. I poveri sono i mallevadori della Provvidenza in nostro favore: « Allargate la mano ai poveri, e il Cielo allargherà su di voi le sue benedizioni! ». Afferma padre Angelo da Mondovì che l'amore vivo, generoso, intraprendente per i poverelli fu detto « la passione predominante » del padre Ignazio. Regola aurea Quanti casi di povertà... più o meno autentica si presentano alla porta del Convento! E fra Fiorenzo che non è un moralista patentato, sta in forse davanti a certi figuri, davanti a certe ragioni che hanno tutta l'aria di gabbarlo. Perché al Monte, sempre accogliente, talora osano salire anche fuggiaschi della giustizia, disertori della milizia, scampi di forca e di galera, che non esitano a improvvisare una conversione per... un piatto di minestra, o anche per avere una coperta nella notte, sotto un cespuglio, nella selva dei Frati. Allora il buon frate portinaio è ten– tennante: non vuol mancare di carità, ma nemmeno vorrebbe fare il manutengolo dei malandrini e incappare nella correità. Interroga i moralisti diplomati, e trova che i pareri sono divisi: la tesi della giu– stizia porta molte buone ragioni, ma... un po' spicce. Si rivolge allora al padre Ignazio: tesi della misericordia! - Padre mio, come devo regolarmi? - Ma non sapete, fratello, la norma del Cappuccino? Il Vangelo senza glossa! - E che dice, in proposito, il Vangelo? - Fate agli altri come vorreste fosse fatto a voi (Luc. 5, 31 ). Fra Fiorenzo è conquiso: una sola ragione gli porta il Padre, ma è una grande ragione, ed ha dalla sua l'esempio di san Francesco che converte, attraverso la carità, i briganti di Montecasale (Fioretti, c. 26 ). Anche l'ortolano un giorno brontola di certi poveri che, scavalcata la cinta del convento, vanno a far legna con i rami secchi, come se 208