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lontario lapsus linguae, e a fra Fedele che stava curandogli le piaghe alle gambe, prese a dirgli, in tono dolente: - Ah, fratello; ho un'altra piaga più cat– tiva di questa! - Dov'è, Padre, codesta piaga? - È in questa lingua che ha osato censu- rare l'obbedienza! Nella successiva conferenza ai frateHi padre Ignazio era in procinto di riparlarne per chie– dere pubblico perdono; ma fra Fedele lo dis– suase. 11 Doc. 191, 12; Doc. 1 bis, 49; S. 34: « E sebbene alcuni si sentissero .toccati sul vivo, mentre il predicatore andava analizzando i doveri dei singoli religiosi, tuttavia non ces– savano di frequentarlo con loro grande pro– fitto»; S. 65.89.169; S. 254: « Ragionava così bene e prontamente che i più dotti lo udivano con grande soddisfazione e lo lodavano». 12 Doc. 191, 22; Doc. 247, 19. 112; Doc. 89, 5; Doc. 1 bis, 48; S. 162. 13 S. 35; Doc. 247, 20. 206 " Doc. 247, 18-20; S. 166; Doc. 2 bis; Doc. 54; Doc. 191, 12. 22. 1 " Doc. 1 bis, 49; S. 65.69: Come recitava così esponeva la santità del Pater Noster con taJe energia da compungere tutti. 1 • S. 35; Doc. 247, 69-70: « Io lo intesi molte volte, ma ricordo in specie una muta di esercizi nei quali, parlando ogni sera non solo agli esercitandi ma a tutta fa comunità che vi accorreva, prese per argomento la virtù dell'umiltà. Devo dire che restai al paro edi– ficato e meravigliato. Ne ricavò le prove dalla nostra condizione, sia corporale che spirituale, dalla nostra vocazione religiosa, dalla bellezza cli questa vir.tù, dalla legge divina, dall'esem– pio dei santi, di Gesù, della Madonna; e il tutto così ben disposto e provato da farmi giuclicare che padre Ignazio, in quell'occasio– ne, non disse cosa che non provenisse dal– l'umiltà ben radicata nel suo cuore »; Doc. 191, 26. 17 S. 35. 43. 158. 207; Doc. 8; Doc. 247, 113. 18 s. 115. 158-9; s. 296.

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