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padre Ignazio. Per strada gli pareva sbarrato il passo come da un osta– colo invisibile. Arrivato in chiesa, una forza inspiegabile lo respinge. Ma s'è aperto lo stanzino del Padre, vi si precipita, svuota il sacco. Dopo la penitenza, si raccomanda caldamente all'aiuto del suo confes– sore, il quale s'impegna a condizione che il penitente voglia ascoltare tre Messe e recitare tre Rosari. Compiuto ciò il signore« si trovò libero dallo spirito immondo » e da ogni ricaduta nei misfatti di prima. Un altro signore, « irretito dal senso e dal vizio del gioco », ci narra come incappò nelle reti del Confessore del Monte. Aveva fatto qualche servizio al Beato, e questi, sempre sensibile a ogni cortesia, gli disse: - Signore, vorrei esser capace di servirvi in qualche cosa: lo farei con tanto piacere! - Padre, se è così, faccia il favore di pregare per me che ne ho tanto bisogno. - Ben volentieri farò del mio meglio! Facilmente padre Ignazio fece assai più di quanto era richiesto: usò la sua arma segreta della penitenza. Il peccatore sentì penetrarsi l'animo di così insolita compunzione, da dover correre al Monte; e sotto la mano benedicente del Padre, concepì tale aborrimento al vizio, che dieci anni dopo poté proclamare sinceramente di non essere più rica– duto, da quel giorno, nei vizi di prima". Confessore dei confratelli Il cacciatore di birbe non lavorava solo di accetta a sgrossare CO· scienze! Quando s'imbatteva in anime belle e generose, l'antico Mae– stro sapeva riprendere il bulino e lavorare di finezza per incidervi l'immagine viva di Cristo. Non v'è dubbio che padre Ignazio, nella sua illimitata carità, predi– ligesse i confratelli e si sacrificasse per essi anche come confessore. Gli erano i più vicini, condividevano il suo spirito, la sua Regola; essi d'altra parte conoscevano bene la tempra eroica di questo direttore di anime, lo sapevano sempre gioiosamente pronto ad ogni loro chiamata, anche nelle ore più indiscrete. Tra coloro che usufruivano della sua guida spi– rituale si notavano particolarmente i suoi cari fratelli laici, più biso– gnosi di una formazione ascetica. 194
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