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CAPITOLO SESTO ATTIVITÀ AL MONTE Il Padre del « garibotto » Siamo entrati, per quanto è possibile, nell'anima del padre Ignazio considerando la vita di orazione e di particolari devozioni. Ora ci sarà più facile seguirlo nella sua vita esteriore e percepire il tono della sua attività molteplice, che appare tosto irradiazione e traboccamento della sua interiorità. Il lavoro più insistente, più duro, ma anche il più sublime che legò il nostro Beato alla chiesa di Santa Maria del Monte per interminabili ore, fu quello di confessore. In un angolo della chiesa, nell'andito solitario che dal lato sinistro dell'altar maggiore conduce alla sacrestia, il padre Ignazio teneva sem– pre aperta la sua affollatissima per quanto povera sede confessionale. La chiesa del Monte, anche per il suo solitario e invitante sito, ma pìù certamente per l'abbondanza di padri confessori, era divenuta, per i malati dello spirito, un « ambulatorio » permanente. Ora, come nel– l'arte medica si danno varie specializzazioni, così anche in questa clinica spirituale il nostro Beato s'acquistò una rara perizia circa due cate– gorie di penitenti: i religiosi e i birbanti, senza contare i poveretti che, trovandosi male in arnese, preferivano sempre, come la categoria prece– dente, trattenersi in sito riparato da sguardi indiscreti. Orbene, il gari– botto del padre Ignazio - così chiamavasi, in gergo dialettale, uno stanzino o « garitta » capace appena di due persone, con sedia e ingi- 191

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