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strella, egli non si appagava di adorarlo attraverso la parete: una, due volte al giorno, fra Severino da Revigliasco lo portava a braccia nella vicina cappella, e poi ritornava al suo lavoro, sicuro che l'infermo tro– vava li il suo pieno gradimento. Ivi padre Ignazio passava delle ore intere, or inginocchiato sulla predella, ora anche in piedi, con la compostezza d'un angelo, senza più avvertire né il passar del tempo né il peso della sua infermità•. Messe da santo Il convento del Monte, pur nella sua povertà, possedeva una grande ricchezza di Messe; forse ne teneva il primato assoluto in Torino, ospi– tando una cinquantina di sacerdoti. La celebrazione delle Messe s'ini– ziava ancora di notte prima della sveglia comune e si protraeva sino all'ora del pranzo. Qui la pietà eucaristica del nostro Beato poteva saziarsi. Se era libero da impegni, cercava di servire o assistere a quante Messe gli era possibile: devozione a cui invitava, con insistenza, anche i fratelli suoi penitenti. Così poteva prepararsi a tutt'agio alla devotissima sua Messa, che celebrava ogni giorno e che riservava, salvo impegni parti– colari, alle ore più scomode, per lasciar la scelta dell'orario comodo ai confratelli più impegnati 0 • Per quanto occupata fosse la sua giornata, trovava sempre il tempo di accostarsi spesso alla Confessione: almeno due volte la settimana, talora anche più. Padre Giacinto da Pinerolo attesta: Nel tempo del mio noviziato, padre Ignazio faceva precedere ogni giorno la confessione aHa celebrazione della Messa ' 0 • L'atteggiamento del Beato all'altare fu notato e descritto da vari testimoni. Celebrava la S. Messa con raccoglimento e riverenza da angelo (fra Giacinto da Priola). Celebrava invariabilmente la Messa come un santo (padre Angelo da Mon– dovl). Era stato Maestro di cerimonie ai neosacerdoti: ma cessato questo incarico, predicava ancora col suo contegno all'altare. Era insofferente 185

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