BCCCAP00000000000000000000795

mio posto: qui ricevo una venerazione che non merito. Sono vergognoso di me stesso, e non voglio fare il gabbamondo! » •. La definitiva soluzione di questo stato d'angoscia dovette prove– nirgli da un atto di fede nell'obbedienza. Ce lo rivela il padre Guar– diano: Nell'anno 1769, penultimo di sua vita, padre Ignazio venne in mia cella tutto desolato. Richiesto del perché di tanta pena, mi rispose tra abbondanti lacrime : - Io temo molto della mia eterna salute. - Ma qual cosa è che vi fa cosl temere? - Sono i miei peccati e la mia poca corrispondenza alla grazia in tanti anni di religione! A quelle parole anche padre Ermenegildo rimane commosso, ma ormai sa capire il suo suddito, e sa anche trovare la soluzione decisiva per quei casi. « Padre Ignazio, lei ha agito da pari suo nel ricorrere a me per quest'affare. Ebbene, col merito dell'obbedienza, si acquieti, e prenda questa mia parola come una precisa volontà di Dio a suo riguardo ». Tali parole riportarono il sereno nell'animo dell'umile cappuccino, il quale tergendosi le lagrime, concluse: « Ebbene, sì, padre Guar– diano, voglio confidare nella divina Provvidenza, ed in essa abbando– narmi pienamente ». Da quel giorno non gli accadde più di venir assalito da pensieri di o sgomento . In altre circostanze i confratelli poterono ammirare la fermezza della sua fiducia, come quando, predicando gli Esercizi e proclamandosi schiettamente un gran peccatore, concludeva così: « Eppure il Paradiso la voglio: mi è dovuto, perché Dio me l'ha promesso e Gesù Cristo me l'ha meritato! ». Quando il pensiero delle infedeltà alla grazia, o, come usava dire, dei suoi debiti sempre maggiori dei crediti, minacciava d'inquietarlo, egli si trincerava dietro la sua frase prediletta: « Ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati » (Isaia 38, 17), e rievocava l'esempio della fiducia del bimbo: « Come il fanciullo, abbandonandosi nelle braccia della madre, la obbliga a prendersene cura, così la nostra fiducia obbliga il Signore » 1 • 183