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quell'ora la via libera. S'accorse invece dell'ostacolo soltanto quando, presso la predella dell'altare, successe lo scontro che mandò i due a gambe levate, con uno sbigottimento che si può immaginare. Padre Ignazio, stramazzato riverso a terra,« non aprì bocca, né fece un cenno di lamento». Una simile avventura gli toccò nel Santuario della Consolata in Torino. Divotissimo della Vergine Consolatrice, amava colà rifugiarsi per un breve respiro, durante le visite ai malati della città. Quel giorno però erasi fermato appena all'ingresso, presso l'acquasantiera della porta principale; s'era, al solito, inginocchiato sul pavimento, « così curvo e raggomitolato, col capo a terra e nascosto nel cappuccio - narra l'autore dell'incidente, il signor Secondo Cavallo - che io, a prima vista, lo presi per un mucchio di cenci, e gli diedi un calcio per allontanarlo di là. Non essendo riuscito nell'intento, ricordo che stavo per assestargliene un altro, quando una persona mi avvertì: "Attento, signore, che costui è padre Ignazio! ". Allora arguii che il buon Padre fosse talmente assorto in Dio da non sentire alcuna impressione 15 esterna » . NOTE 1 s. 165. 2 S. 53: P. Bonaventura; S. 107. 148: P. Ermenegildo; S. 225; S. 232: P. Nicolò; S. 234: P. Cherubino; S. 230: P. Leandro; Doc. 223: P. Stanislao; -Doc. 45; Doc. 1 bis, 45: P. Teodoro da Riva. 3 Doc. 1 bis, 57; S. 86. 87. • S. 96; S. 47. S. 232. 233: La sua sete di raccoglimento gli rendeva facili e naturali quelle rinunce a cui altri nemmeno pensava– no. Ai piedi del Monte, Ja scuola d'artiglieria teneva esercitazioni per lo sparo dei cannoni. Padre Sigismondo ne è entusiasta e partecipa ai confratelli la sua meraviglia per la preci– sione dei tiri che colgono il bersaglio: vuole poi sapere l'impressione del Beato, il quale si schermisce con poche parole: « Vuol dire che Vostra Paternità ha veduto! ». P. Sigismondo apprende così la meraviglia: il suo compagno non aveva mai alzato gli occhi ad uno spetta– colo sì attraente che tutto il giorno si svol– geva sotto il loro sguardo! Doc. 129. 13. Faro sul Monte. • Doc. 191, 26: « Era amante dei patimenti e raccomandava l'amore ai medesimi. Sua mas– sima spesso ripetuta: « Patire e lamentarsi non è da uomo ma da bestia». • Doc. 247, 12; S. 121. 207. 219. 228. 250. 251. Doc. 89, pag. 3 (fra Feliciano). 7 S. 38. 55. 58. 61. 69 ecc. • S. 90: « Insegnava ai Novizi a non la– mentarsi del caldo, del freddo, e delle infer– mità; perché il dolersi è comune alle bestie, e perché mo1to disdice ai professori volontari della vita austera la troppa sollecitudine a non patire; e nel dire questo prorompeva in espressioni tali da far quasi bramare le occa– sioni di patire, perché erano tutti scherzi d'amore». 0 S. 219; Doc. 120. lO s. 214. 220. 11 S. 56. Doc. 247, 78-79; Doc. 191, 30. 12 s. 70. 78. 79. 90; s. 102. 1 • S. 46, 84. Doc. 165, 22; Doc. 190, 45. 14 S. 56. 57. 104. Doc. 66; Doc. 191, 29. 1 " s. 218; s. 93. 177
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