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Dorme, Padre? Un'altra esperienza ancora fecero i confratelli che vivevano col Servo di Dio. Spesso veniva a interrompere quei colloqui con Dio qual– che frate, desideroso di ricevere un'assoluzione, nelle ore più impensa– bili, dal confessore più disponibile a tutte le ore! Andavano dunque verso quel « fagottino di cenci » sormontato dal cappuccio, che stava nascosto e immobile in un angolo della chiesa, e gli sussurravano la preghiera di venire in confessionale. C'era un solo guaio. Talvolta il Padre si trovava così impegnato nel colloquio con Dio, che la sola voce dei confratelli non riusciva a richia– marlo. Soltanto la campanella della comunità aveva il potere di rompere immediatamente quei colloqui col cielo. Ecco alcune testimonianze preziose: Spesso lo ritrovavo intento all'orazione, e dovevo chiamarlo due o tre volte per farlo sentire (don Ignazio Vanetti). Dopo averlo chiamato una o due volte senza che mi rispondesse, lo tiravo per il mantello interrogandolo se dormisse; ma il Padre rispondeva di no (fra Fedele). Entrato in sua cella, trovai il Padre in piedi con le mani giunte appoggiate al tavolino, credo, davanti al Crocifisso. Lo chiamai ben due volte, ma non rispose. Del che confuso io lo lasciai, credendolo in estasi o almeno in altissima contem– plazione (padre Giuseppe Antonio da Bioglio) 14 • Il fenomeno non era nuovo riel nostro Beato. I suoi nov1z1, lo abbiamo visto, ne sapevano già qualcosa. Bruschi risvegli « Lo spirito di Dio sorregge il padre Ignazio e lo rende superiore alle sue forze». Così padre Anselmo da Lanzo, suo confessore, spiegava l'equilibrio dell'orante curvo a terra. Una volta o due però, l'equilibrio venne rotto violentemente e accompagnato da uno stramazzone del Padre in preghiera. Una notte era sceso in chiesa fra Pietro da Riva, un fratello ben tarchiato e così pratico del luogo che, anche nell'oscurità, non stentò ad orientarsi verso la cappella di san Maurizio. Era sicuro di trovare a 176

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