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v1s1tare mia madre, ci avviammo in quella direzione, recitando rosari, come abbiamo quasi sempre fatto dal principio alla fine del viaggio. Ma cosl pregando si smarrl la strada, e ci ritrovammo non più distanti d'un miglio da Santhià. Accortomi ruppi la preghiera dicendo: « sarà volontà di Dio che andiamo in Santhià a dare soddisfazione a quel signore e a tutti i suoi pae– sani ». Ma padre Ignazio non vedeva in ciò 1a volontà di Dio e mi rispose: « Se è per far piacere a lei ci vado; altrimenti torniamo pure indietro per Bianzè a trovare la sua mamma». E cosl fu fatto ... 14 • Vorremmo sapere come tremassero le labbra del sensibilissimo padre Ignazio, nel salutare col Rosario la Madre celeste, al ricordo della mamma terrena che là vicino, dal cimitero, lo invitava ancora. « State lontano da parenti e da secolari: i parenti vi attaccheranno affetti di carne, i secolari affetti del secolo» (Av. p. 9). Questa era una delle ammonizioni che ripeteva ai suoi novizi, e che dovette perciò essere vissuta da lui, ansioso di perfezione, nel modo più rigoroso. E non era spregio o apatia: tutt'altro! L'amor di Dio non ha spento ma sublimato l'amore della patria e della famiglia terrena, anche se esige un grande sacrificio: quello di abbandonare la casa e la patria per seguire la voce di Cristo. In questa luce ci è dato di comprendere il sacrificio di padre Ignazio, quando, ancor don Belvisotti, rinuncia al Rettorato di Santhià e alla parrocchia di Casanova; fugge, « insalutato hospite », dalla casa arnica degli Avogadro, e si tiene studiatamente lontano da Vercelli, quando non ve lo spinga l'obbedienza stessa. Nel gergo monastico questa segregazione dal secolo, si chiamerà: Non ritornare alle cipolle d'Egitto, o evitare distrazioni inutili. Per l'anima sensibilissima di padre Ignazio, quel suo allontanarsi da Santhià ha un solo significato: continuare a sacrificare ciò che si continua sempre ad amare. Ma è tempo che ci rivolgiamo a studiare il Beato nella sua intima struttura soprannaturale e cioè in quelle virtù tipicamente francescane che l'hanno reso viva immagine del Serafino d'Assisi. 136

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