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Ricordiamo che il nostro Novizio perpetuo aveva fatto il proposito di praticare in tutta la vita le norme ascetiche del Noviziato. Pensava così: « Se sono mezzi positivi di perfezione e sorgenti di meriti, perché privarsene nel tendere alla perfezione? ». « Se il noviziato è un anno, non di saggio per la Professione, ma di allenamento aila vita, per qual motivo smetterne poi le pratiche? ». E il suo padre Guardiano, che ne scrutava lo spirito, si convinse presto che esentare padre Ignazio da una pratica penitenziale, non era liberarlo da un peso, ma privarlo di un diritto e chiudergli una sorgente di gioia. Anche altri religiosi avevano osservato questa singolarità: il volto di padre Ignazio rivelava maggior gioia nei giorni di maggior • 7 pemtenza . Padre assente Dopo pranzo la comunità, declamando il Miserere, sfilava proces– sionalmente dal refettorio in coro, per la recita di Nona. Nei giorni festivi tutti notavano che padre Ignazio era assai spesso assente da questa visita al Santissimo. Ma anche in refettorio, il posto suo, vicino al padre Guardiano - tra padre Stefano da Carrù e padre Paolo Francesco da Gassino - era rimasto vacante. Nessuno ne stupiva e sapevano dove fosse arenato, a queil'ora, il padre assente. « Siccome nella Chiesa del Monte ordinariamente vi erano anche Messe dopo l'ora del pranzo della Comunità religiosa » •, allora i casi erano due: o i penitenti erano continuati ad ammassarsi al suo confes– sionale - e padre Ignazio non sapeva rnngedare un peccatore per andarsene lui a pranzo - oppure all'altare occorreva, a quella ora, un inserviente, e il confessore, libero dai suoi clienti, era diventato il chie– richetto di turno, felice tra il resto, di assecondare il desiderio delle Costituzioni che suggeriscono di assistere, nei giorni festivi, a tutte le Messe celebrate nel convento. Con quel ritardo sull'orario comune, era naturale che, a farne le spese, fosse il pranzo... 131

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