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Si era nel pomeriggio, e il dottor Negroni continuò ad assistere l'infermo, sempre in pericolo di morte, fìn verso la mezzanotte, senza medicine, che ormai si ritenevano inutili; poi lo lasciò, convinto di non rivederlo più vivo. Anche il Cappellano cappuccino, lo si notò, erasi ritirato quella sera, ma non a riposo. Doveva ancora compiere la sua parte in quel– l'affare, e, come al solito, volle compierla generosamente. Come Cappellano-capo si ritenne in dovere di prestar servizio con la preghiera e la penitenza. Non sappiamo quando questa sentinella di Dio, in quella notte, sia smontata di guardia. Il dottore però attesta, e i confratelli lo confermarono, che dalla camera del padre Ignazio si udiva il picchiettio della flagellazione. Al mattino il dottor Negroni ritornò dall'infermo, persuaso di an– darne a costatare il decesso. Lo trovò invece, con suo grande stupore, molto sollevato. Gli tastò il polso: poca febbre e fuori pericolo! Otto giorni dopo l'infermo era completamente ristabilito e ritornava al suo lavoro, che durò sino al termine delle campagne militari. Una così sensibile e repentina mutazione, senza crisi e senza rimedi, secondo la mia perizia medica, non può essere stata ottenuta che dalle preghiere del padre Ignazio. Così attesta il citato dottor Negroni•. Vincitore di se stesso Ai soldati migliori sono riserbate le lotte più dure. Mentre la for– tezza d'animo del Cappellano-capo brillava nella dedizione a servizio dell'Ospedale, Dio volle dal suo servo una prova ancor maggiore di fortezza: saper vincere se stesso e serbarsi sereno davanti a un'accusa e sotto la sferza d'una umiliazione immeritata. Il contrasto si accese per una contestata giurisdizione che i Cap– pellani cappuccini esercitavano liberamente nei vari luoghi dove erano richiesti a prestar servizio. Il papa Benedetto XIV aveva esteso, con Bolla dell'll agosto 1745, l'ampia giurisdizione del Cappellano-maggiore a tutti i sacerdoti addetti 120

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