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l'amor proprio colorato di virtù, che lo teneva legato a se stesso, mentre egli doveva dare a Dio la massima libertà di azione. Non pensasse dunque più a se stesso, ma prendesse una solà dolcissima risoluzione: lasciar fare al Signore e fidarsi dei superiori, che gliene rivelavano gli adorabili desideri. Sembrava che don Giovanni si fosse calmato, ma quando o.ra – mai si era prossimi alla grande data della ordinazione, eccolo di nuovo turbato e deciso a non accettarla. Il povero direttore non sapeva come cavarsela. Cosa avrebbe detto la mamma? Cosa avrebbe pensato la gente e il parroco, che già stavano preparando la festa à Berzo? Ma queste ragioni di opportunità non fecero breccia su l'animo di don Giovanni, incapace ormai di vedere e di giudicare le cose fuori della luce divina. E il suo direttore spirituale se ne avvide. Allora; come ispirato da Dio, gli disse con forza e con sicurezza: « Ve lo dico io: è volontà del Signore che andiate alla ordinazione ». Don Giovanni lo guardò a lungo intensamente, poi mormorò: « Obbedirò al Signo– re». E corse in cappella a piangere (13). Alla radice di questa sua renitenza stava la grabde delicatezza di animo che la storia ci ricorda in S. Francesco d'Assisi. Una conferma nella vita del Beato possiamo averla dall'episodio seguente: « Reci– tando insieme le ore canoniche, quando fummo in sacris, era edifi– cante il suo esempio nel ben articolare le parole, sicchè quando i compagni avevano già terminato Nona, noi due terminavamo Terza, e se io voleva un pochino affrettarmi, subito mi correggeva dicendo: Caro Bianchi, la pausa agli asterischi è prescritta dalla santa Chiesa, nostra maestra regina e madre » (14). 7 - 2 giugno 1867 La mattina della domenica due giugno, uscendo dai santi eser– cizi, don Giovanni Scalvinoni era sereno e pronto. Dio l'attendeva per il supremo incontro: la consacrazione sacerdotale. Mai grazia più grande era stata concessa al suo spirito, mai obblighi più gravi erano stati da lui assunti. Il grandissimo dono doveva divinizzarne la vita, così come lo sublimava coi sacri poteri. (13) MARJNoN! L., Vita e virtù, p. 23, dove leggiamo: « Il direttore spirituale del seminario dovette scendere quasi alla violenza perchè non recedesse dalla ordinazione sacer– dotale, che fu ai due di giugno del 1867 ». (14) P., p. 144, 91. - 63

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