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doti, là dove il vescovo crederà bene mandarli e siano in ciò modello di pronta e ilare obbedienza. C...11 proprio parroco, sia durante il tempo del seminario come quando saranno sacerdoti, si dimostreranno devoti e generosi, non lagnandosi mai di eventuali suoi difetti o del suo metodo nel reggere la parrocchia. Lo difendano sempre di fronte ai sacerdoti estranei alla parrocchia e dinanzi ai secolari, poichè qualunque disaccordo tra parroco e coadiutore limita o compromette l'efficacia del ministero. Coi sacerdoti anziani i membri della Pia Unione si diportino con rispetto filiale, aiutandoli dove è loro possibile, sia nel loro ministero sia in qualunque altro bisogno. Non familiarizzeranno con tutti, ma 'solo coi sacerdoti di provata vita, di soda pietà e di zelo. Quando dovessero trattare questioni di teologia e di filosofia, si guardino bene dall'offendere la carità: dicano, se è possibile, il loro parere con mo– destia e con calma, e poi tacciano. Con queste norme illuminate il pio vescovo intendeva soprattutto conservare intatta la dottrina teologica, l'unità del suo clero e la forza della sua autorità. Ancora nel '59 la sua diocesi era agitata qua e là da elementi berzisti e dalla corrente liberale capeggiata dal Tiboni. Nelle scuole, nonostante la vigilanza dei vescovi, apparivano talvolta le tesi più azzardate del Gioberti e del Rosmini, mentre la linea sicura . era sempre la tradizione tomista. Uscendo dal s~minario, i giovani sacerdoti avrebbero potuto incontrare dei contradditori e sarebbe forse stata offesa la carità. Sopratutto il vescovo era preoccupato di conservare l'unione del clero e la sua dipendenza dalla legittima autorità ecclesiastica. Lo spirito libera.le e le fortune militari sembravano dar ragione a coloro che, nel clero, collaboravano colle forze politiche all'unità della patria. Non era forse la stessa divina Provvidenza, per ragionarla col Man– zoni, che scuoteva il popolo italiano e gli rivelava l'ora della lotta e della gloria per la sospirata unità? E in questa luce di idee non era forse eminentemente sacerdotale la collaborazione con gli uomini politici? Nella diocesi bresciana, per rimanere nei settori che a noi interessano, abbiamo in proposito dei fatti significativi e una folta letteratura. L'aria politica investiva un po' tutti e creava disordini e insubordinazioni. Mons. Verzeri ne soffriva. Come era possibile il servizio della Chiesa e di Dio collaborando coi massoni, nemici dichia– rati della Chiesa e del Papa? Egli non faceva una questione di pa– triottismo, ma una questione di modi, di persone e di principi, che erano accanitamente antireligiosi. Le norme tracciate dal vescovo avevano perciò una direttiva precisa e caldamente attuale, non anti- -60-
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